Kobe Bryant: a Napoli riqualificato un campo in periferia in sua memoria

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La leggenda della pallacanestro Kobe Bryant è scomparsa domenica 26 gennaio.

Nick Ansom, anche conosciuto come Venice Basketball, quella domenica era a Napoli allo stadio per vedere Napoli-Juve. Appresa la notizia, non ha perso tempo: ha voluto cercare un campo da basket nella città partenopea da ristrutturare e dedicare a Kobe.

Nick Ansom ha infatti una missione personale, ha fondato la Venice Basketball League e viaggia per il mondo in cerca di campetti da basket da rimettere a nuovo, regalando alle comunità punti di aggregazione dove stare insieme nel modo più sano possibile: con in mano una palla a spicchi.

Lo stesso Kobe Bryant, che tra i 6 e i 13 anni ha vissuto e imparato il gioco del basket proprio in Italia, ha lavorato perché a questo gioco fosse riconosciuto il suo valore educativo e sociale, fondando la Kobe Bryant China Fund in Cina; la Kobe and Vanessa Bryant Family Foundation, che si occupa dei giovani di LA in difficoltà economiche sociali; e la Mamba Sports Foundation il cui primo obiettivo, come si legge nel sito è:

‘garantire alle comunità e agli individui disagiati una programmazione sportiva che arricchisca il loro sviluppo socio-emotivo e fisico’.

Nick Ansom deve aver pensato la stessa cosa quando ha messo insieme un team di lavoro per poter riqualificare il campo Montedonzelli, nel Rione Alto, ormai in disuso da due anni. A Iorit, il famoso street artist napoletano, si deve il murales con il viso di Kobe che ha girato il globo via social, mentre il gruppo che ha organizzato il resto è stato letteralmente messo in piedi e gestito in soli 4 giorni: al comando Luca Mazzella, avvocato napoletano che cura la pagina Facebook Overtime, è stato affiancato dall’associazione Guapa Napoli, da Giancarlo Garraffa dei Charlatans e da Elio di Napoli Libera. Si è poi unito Luca Carnevale, creatore dei murales dedicati agli “Humanhero”.

A questo primo nucleo, però, nel corso della settimana si sono aggiunte più di mille persone, che si sono prestate per realizzare concretamente il tributo a Kobe Bryant, proprio come racconta pieno di orgoglio Luca Mazzella ad Alley Oop : “i bambini dell’oratorio vicino al campo, la gente della comunità del rione hanno preso in mano pennelli e ci hanno chiesto di poterci aiutare e chi è rimasto senza pennello, si è messo a raccogliere la spazzatura e lo schifo che da anni deturpava questo campo purtroppo interdetto”.

kobe2Giornate frenetiche, infinite e piene di confusione e incertezze, a partire dal campo stesso, interdetto ormai da due anni, quando era già stato rimesso a nuovo dai Charlatans con la onlus Dare Futuro ed il comune di Napoli, ma che purtroppo era stato ripetutamente vandalizzato e utilizzato come zona di spaccio tanto da essere chiuso e interdetto nel giro di pochissimi mesi.

Nick Ansom e i suoi collaboratori, così come la comunità del rione gli hanno dato nuova luce, sono riusciti a superare i limiti dell’interdizione e hanno fatto completamente risorgere un luogo di aggregazione riqualificandolo completamente. Nella giornata di domenica 2 febbraio alle 10 è partita la festa: “La vernice era ancora fresca, i primi in coda per entrare nel campetto nuovo sono stati fatti entrare per tamponare la vernice con i nostri potentissimi mezzi… dei fazzoletti di carta in modo che si asciugassero velocemente e tutti potessero varcare la soglia e giocare, giocare e giocare” racconta Mazzella.

kobe6Nel mattino il campo è stato diviso in due, i bambini da una parte che hanno vinto gadget e magliette, grazie alla generosità di molti commercianti di Napoli. Nell’altra metà campo hanno giocato gli adulti. Alle 13 è stato messo un cesto in mezzo al campo, sono stati distribuiti 400 fogli bianchi con le frasi di Kobe che insieme sono stati accartocciati e lanciati nel cesto, rispettando 24 secondi di silenzio. Poi nel pomeriggio il gioco del basket l’ha fatta da padrone, varie squadre si sono scontrate fino all’arrivo del dunker Kader Kam, che con le sue strabilianti schiacciate ha meravigliato e fatto divertire 3000 tra grandi e piccini.

La festa è andata avanti fino a notte: “E’ stata una giornata nata dal supporto di 500 persone, abbiamo ricevuto l’aiuto di tutti, dalla signora che dal palazzo scendeva e portava la macchinetta del caffè, alle persone che passavano e aiutavano a dipingere il campo e pulire, ai ragazzi che alle 23 di domenica sera a fine festa hanno pulito tutto.”

Sono state delle giornate difficili, stancanti ma che hanno riempito Luca Mazzella, Nick Ansom, tutti quanti di soddisfazione, anche se le voci che li hanno colpiti di più sono state quelle dominate dal timore che anche questo campo non resista: “Tutte le persone che ci sono venute vicino ci hanno chiesto di non scomparire. Non ci abbandonate ora, non lasciate che le persone sbagliate si riprendano in mano questo posto…

La comunità del rione ha già creato un comitato di quartiere e si è reso disponibile a vigilare sulla sicurezza, ma c’è bisogno dell’aiuto del comune, perché l’attenzione non si disperda e rimanga accesa: “Basterebbe che la casetta che era erroneamente adibita a spaccio, diventi un bar, che l’illuminazione venga migliorata, perché ci sia luce fino a tardi” aggiunge speranzoso Mazzella.

Ora sta all’amministrazione comunale ascoltare la voce della comunità, perché il campo questa volta venga protetto come prezioso e sano luogo di aggregazione contro la criminalità e il disagio. Scommettiamo che Kobe sarebbe d’accordo.

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