In Gran Bretagna è caduto un altro bastione maschile: per la prima volta in tutti i suoi 131 anni di vita, il Financial Times ha scelto un direttore donna. Anzi, una direttrice. Roula Khalaf da gennaio sarà alla guida dello storico quotidiano economico londinese, un baluardo dell’establishment e della moderazione britannica. Roula non solo è la prima donna, ma è anche il primo direttore non anglosassone del Ft perché è nata a Beirut, in Libano. Ha studiato negli Stati Uniti e nella redazione del quotidiano londinese ha cominciato dal basso. Si è fatta strada come corrispondente dal Medio Oriente, ha coordinato con grande acume il racconto delle Primavere arabe, è diventata vicedirettrice e ora si appresta a sedere sulla poltrona più prestigiosa del giornale.
Così, ora sono due, le donne direttrici di grandi giornali in Gran Bretagna. Una è Khalaf, l’altra è Katharine Viner del Guardian. A cui si aggiunge Zanny Minton Beddoes, direttrice dell’Economist dal 2015. La prima donna nominata in quel ruolo dopo 172 anni dalla nascita del magazine. Epensare che qui, in Italia, non ne abbiamo nemmeno una.
Fin qui la cronaca d’Oltremanica. Erano più o meno le dieci e mezzo della mattina, quando la notizia di Roula Khalaf è rimbalzata in Italia. Purtroppo non sono mancati i commenti sui social che mettessero in dubbio la scelta: perché di nascita non britannica, e perché donna, scelta quindi per moda e marketinga. E spesso queste osservazioni vengono dalle donne.
Ecco, ci risiamo. Chi sono ancora oggi le peggiori nemiche della carriera delle donne? Sempre le donne. Non spenderò parole per spiegare che “libanese” vale quanto “italiano” o “tedesco”, che Beirut è una delle città più cosmopolite e aperte che esistano non solo in Medio Oriente, ma nel mondo. Molto più cosmopolita e aperta di Roma, per esempio. Piuttosto, vorrei notare che ancora una volta una donna che scala i vertici non viene vista come un’opportunità, per le altre donne, di andare al traino e di fare gruppo. Di fare lobby, che non è una parolaccia ma uno spirito di squadra Una donna ai vertici è vista con sospetto. Anzi, diciamola tutta, è vista anche con un po’ di invidia.
Roula Khalaf è stata scelta da un editore giapponese (perché Ft dal 2015 è di proprietà di Nikkei): notoriamente, uno dei Paesi – il Giappone – più conservatori e meno femministi che si conosca tra quelli avanzati. Il presidente del gruppo editoriale, Tsuneo Kita, l’ha voluta perché «era ora di aprire un nuovo capitolo». Perché al giornale serviva una ventata d’aria nuova. Quanto ci vorrà, nelle teste degli italiani e delle italianee, per saper raccogliere quel vento?