Congedo di paternità, in Spagna otto settimane

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Dal primo giorno d’aprile di quest’anno i padri spagnoli possono contare su un congedo di otto settimane, tre in più rispetto alle precedenti cinque. Le prime due settimane saranno contemporanee al congedo materno. Una misura progressiva che punta alla perequazione, nel 2021, che prevederà sedici settimane di congedo per entrambi i genitori; congedi uguali e non trasferibili. Nel mentre il Parlamento europeo ha varato una direttiva che impone agli Stati membri di recepire nei prossimi anni normative che garantiscano un minimo di dieci giorni di congedo di paternità obbligatoria al quale dovrebbero aggiungersi quattro settimane di congedo non trasferibile e volontario.

Il legiferare di alcuni Paesi e anche dell’Unione Europea è una presa d’atto del mutare delle condizioni sociali. Le donne lavorano come e quanto gli uomini e la prima cura ai nuovi nati dovrà essere condivisa, femminile e maschile. Una semplice lettura della società, insomma. Eppure piace pensare che in queste misure ci sia anche una volontà d’indirizzo.

Lo stato dell’arte dell’approccio politico alle questioni di genere è definibile, infatti, in tre filoni. Il primo è di tutela, come le cosiddette quote rosa. Criticate da posizioni femministe quanto maschiliste, sono un palliativo – utile oppure no, lo stabilirà la storia – che consente un immediato beneficio, probabilmente con la convinzione che l’uso faccia l’organo, anche quello sociale.

Il secondo modo di agire sul genere è di carattere repressivo, spesso dettato da emergenze, e mira a perseguire atteggiamenti e crimini che abbiano la configurazione di persecuzione di genere. Anche in questo caso l’effetto auspicato dovrebbe essere immediato e deterrente. Di questo segno sono le leggi che puniscono il femminicidio, ma anche il recente pacchetto a contrasto del “revenge porn”.

La terza specie di azione politica, la meno frequentata e la meno clamorosa, ha come obiettivo le cause e non gli effetti. La nostra cultura e il nostro assetto sociale, quelli prevalenti, sono maschili e patriarcali. Già ora non più sostenuti, in molti casi, da concrete motivazioni sociali e, tendenzialmente, nemmeno economiche. Di questo segno sono le azioni sul ruolo. Maternità e paternità, anzitutto, da alcuni addirittura considerate misure di crescita, economica e non solo sociale.

In Italia i giorni di congedo di paternità sono cinque e il gender gap riconosciuto dal World Economic Forum ci pone fra i pessimi della classifica europea, settantesimi nel mondo. I casi di femminicido sono uno ogni 72 ore.