Non solo ci pagano di meno, ma ci curano in ritardo

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Ci pagano di meno, lo sappiamo da tempo. Il 7% in meno,qualcuno dice il 10, a volte si parla persino del 20% meno rispetto ai nostri colleghi maschi, a parità di mansioni e anche a parità di anzianità aziendale. Occupiamo meno poltrone in parlamento, guidiamo meno aziende, e se siamo aumentate nei Cda  è grazie a una legge che ha imposto le quote rosa. Tutte cose che ci fanno indignare, tutti dati che conosciamo da un pezzo. Ma che fossimo anche curate meno bene rispetto agli uomini, questo lo sapevate?

Lo dice uno studio scientifico dell’Università di Copenhagen, che ha messo sotto la lente 6,9 milioni di pazienti, che vuol dire ben più di tutti gli abitanti della Danimarca.  I suoi ricercatori si sono appuntati dopo quanto tempo dall’insorgere della malattia a ciascuno di questi malati venisse effettivamente fornita la diagnosi. E hanno scoperto che alle donne, in media, i tumori vengono diagnosticati due anni e emezzo dopo rispetto agli uomini, il diabete addirittura quattro anni e mezzo dopo. Stessa malattia, ingiustificabili anni di ritardo.

Come è possibile? Secondo gli esperti, una parte del problema consiste nel fatto che molte malattie vengono diagnosticate in occasione di un ricovero in ospedale. E mediamente, le donne si decidono a presentarsi in ospedale molto dopo. Però questa spiegazione non basta. Tra le malattie, infatti, i ricercatori danesi si sono per esempio accorti che ce n’è una che alle donne viene diagnosticata prima, ed è l’osteoporosi. Una tipica sindrome femminile, appunto. E questo significa solo una cosa: che tutte le altre malattie vengono giudicate secondo parametri maschili e quindi sulle donne vengono scoperte dopo. Un esempio tipico è l’infarto: viene di più agli uomini, quindi i parametri con cui si cerca di farne diagnosi precoce sono calibrati su di loro. Con il risultato che alle donne il rischio infarto viene individuato più tardi, se non addirittura troppo tardi.

Quali siano le cause di questa discriminazione di genere in ambito medico, sono gli stessi ricercatori a chiederselo. Ma quando noi donne combattiamo per la parità, cerchiamo di non dimenticarci di questo aspetto: salari, politica e potere non sono nulla, se manca la salute.