Il mio lavoro è fotografare, lo faccio da tanti anni, con impegno e passione.
Se ripenso a quando ho cominciato, ricordo di aver preso in mano una macchina fotografica a 14 anni, divertendomi a scattare foto alle mie amiche come fossero modelle, e da quel giorno non l’ho più lasciata. Eppure non mi piace raccontare del mio avvio di carriera come se fosse la scoperta di una vocazione, perché le circostanze e il caso hanno avuto il loro peso.
Io sono di Roma, dove sono nato e cresciuto, ho studiato e fatto l’università (architettura), e sempre qui ho iniziato la mia carriera: un mio amico, parrucchiere in via Veneto, mi aveva coinvolto in un evento, durante il quale incontrai un ragazzo che faceva il modello e il fotografo. Grazie a lui ho conosciuto alcune persone nell’ambito della moda ed è nata così, da una serie di incontri successivi, la mia prima collaborazione: è stato scattando le prime foto per la maison Brioni che ho vissuto l’emozione di vedere le mie immagini pubblicate su giornali e riviste; poi ho conosciuto Pino Lancetti, con il quale ho avviato una collaborazione durata ben 14 anni, che mi ha permesso di affermarmi nel mondo della moda.
Dopo la laurea mi sono trasferito a Milano e ho iniziato a lavorare per riviste come “Gioia” e “Harper’s Bazaar”; è grazie alla direttrice di “Gioia”, Vera Montanari, che la mia carriera ha avuto una svolta: è stata sua infatti l’idea di realizzare servizi di moda con le attrici del cinema. Fotografandole, conoscendole e diventandone amico, sono stato coinvolto su altri progetti, mi chiedevano servizi fotografici su di loro e così ho potuto dedicarmi al ritratto. La fotografia di moda è stata determinante nella mia carriera, mi ha dato la tranquillità economica e continuo ancora a farla, ma il ritratto fotografico è per certi versi più gratificante: ci sono solo il fotografo e la persona che deve essere ritratta, è un gioco a due, più libero, diretto, immediato.
Non mi pongo il problema di fare arte – sono discorsi che servono a gratificare l’ego e la vanità personale -, la fotografia per me è un buon artigianato; quando scatto non aspiro a scoprire l’anima delle persone o cose del genere e quando faccio dei lavori di ambito sociale non penso di dover dare fondo a tutto il male del mondo, ma preferisco dare un messaggio positivo, per far dimenticare – almeno per un momento – il dolore e il negativo, perché se è tutto buio… è finita! Quando qualcuno si fa fotografare, desidera mostrare il suo aspetto migliore, la sua particolare bellezza, per questo quel che mi interessa è presentare la persona che ho di fronte in modo che sia contenta di come appare nelle mie immagini; e se lei è a suo agio, se si sente bene, si scopre amabile nelle mie foto, io sono contento: è uno scambio e un appagamento reciproci.
Una grande soddisfazione è stata la mostra fatta nel 2009 a Palazzo Venezia a Roma, Fuori dall’ombra, dove ho raccolto 250 ritratti di celebrities realizzati in tanti anni di lavoro: vederli riuniti tutti assieme, in una sede così prestigiosa, è stato davvero emozionante e mi ha permesso di ripercorrere in poche sale gran parte della mia carriera. I proventi di questa mostra e del suo catalogo sono andati alla Comunità di Sant’Egidio.
Mi piace dedicarmi a progetti di questo tipo, dove posso usare il mio mestiere per dare una mano a chi ha più bisogno; non solo lo faccio volentieri, ma mi piace farlo perché sono convinto che faccia bene sentirsi buono. Come dice Gianni Morandi, “sentirsi buoni è meraviglioso”.
A questo proposito ricordo sempre con emozione un episodio di qualche anno fa: ero impegnato in uno shooting quando mi si avvicina una donna, giovane ma dal viso sofferente, che si appoggiava a un bastone per sorreggersi. “È facile fotografare donne belle e farle venire bene, ma mi piacerebbe proprio vedere come te la caveresti con una donna Picasso”. Una donna Picasso, le chiesi, che cosa vuol dire? “Una donna dal viso deformato, colpita da un ictus che l’ha resa tutta storta, come è capitato a me, che ho appena trent’anni”. Bene, accettai la sfida; Antonietta – così si chiama – viene preparata per la seduta di riprese dalla stylist e dalla truccatrice, esattamente come la modella che l’aveva preceduta, e si presenta sul set: dentro di me tremavo, non mi era mai capitato di fare un servizio fotografico simile, ma ciò nonostante ho imbracciato la macchina e ho incominciato a scattare. Ne sono uscite delle foto importanti, Antonietta è rimasta sorpresa dal vedersi raffigurata in quel modo e, grazie a quelle immagini, che mi aveva sfidato con una certa rabbia a provare a farle, ha trovato una nuova consapevolezza di sé, ha potuto scoprire nella sua immagine cose degne di essere guardate e accettate. La fotografia può avere una funzione terapeutica!
Un’esperienza simile mi è accaduta proprio recentemente, lavorando al calendario di Miss Italia 2019, quando ho scattato delle foto a Chiara Bordi, la terza classificata, una ragazza che ha perso una gamba all’età di 13 anni a causa di un incidente, eppure ha deciso di presentarsi al concorso con una protesi. Dalle sue foto traspare una forza che proviene da dentro di lei e, in una ragazza così giovane e oggettivamente così bella, crea un mix irresistibile, dove bellezza e resilienza si incontrano e si esaltano a vicenda.
Non bisogna nascondersi che non sempre sono esperienze facili: ricordo quando ho realizzato per conto dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) un calendario fotografando personaggi famosi del mondo dello spettacolo in compagnia di ragazze e ragazzi down. All’inizio non riuscivo a entrare in contatto con loro, mi sentivo bloccato, eppure ho continuato, mi sono appoggiato alle risorse del mio mestiere e, a poco a poco, ho superato il mio disagio. E mi ha dato molto.
Non è una fortuna poter incontrare e testimoniare storie simili? Anche per questo continuo ad amare la fotografia, perché è un privilegio poter fare un mestiere come questo, che continua tuttora ad appassionarmi.
Prima di lasciarvi, vi voglio parlare del mio ultimo libro, Oltre lo sguardo, che uscirà il 4 aprile (editore Crowdbooks), nel quale, per la prima volta, accanto ai ritratti di celebrities ci saranno dei miei testi: pensieri, episodi divertenti, aneddoti o frasi dei vip con i quali ho a che fare o di cui sono amico, per far venire fuori il backstage, quello che c’è attorno alle foto e accade dietro le quinte. I proventi di questo lavoro saranno destinati alla LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori).