Leggere le pagine del diario di Anna Frank in uno stadio, prima di una partita di serie A: nel 2017, dopo le esternazioni antisemite di un gruppo di ultrà laziali dalla memoria storica troppo corta, la FIGC ha promosso questa iniziativa, un momento volutamente spiazzante e fuori contesto che aveva lo scopo di rimettere alcuni puntini sulle i senza strumentalizzazioni. A Torino la squadra dei campioni d’Italia, ha invitato a leggere Matteo Corradini: scrittore, ebraista, curatore dell’ultima edizione italiana dei diari in questione per Rizzoli. Sicuramente una delle persone più titolate a portare le parole della piccola Anna in un contesto triviale come lo stadio, per difenderne la delicatezza, la virtù, l’umanità. Corradini è impegnato da anni a lavorare attorno alle tematiche della Memoria, rivolgendo i suoi progetti soprattutto ai ragazzi e imperniando molta parte di questo lavoro attorno alle figure femminili della shoah. Teatro, musica e letteratura sono gli strumenti che Corradini utilizza con disinvoltura per coinvolgere i ragazzi in una didattica dell’emozione, prima che della nozione. Un impegno che gli è valso quest’anno il Premio Andersen, come “protagonista della cultura per l’infanzia”.
Sarà stato naturale l’incontro tra questa sensibilità e una delle collane più sofisticate della letteratura per l’infanzia di questi anni, Jeunesse ottopiù dell’editore rueBallu, per il quale Corradini ha pubblicato Siamo partiti cantando – Etty Hillesum, un treno, dieci canzoni. Si tratta di una riscrittura dei diari di questa giovane donna, ebrea olandese, morta a poco meno di trent’anni ad Auschwitz. Il pretesto da cui si snoda l’operazione letteraria è una cartolina lasciata scivolare fuori dal vagone del carro bestiame diretto al campo, con la quale Etty voleva rassicurare un’amica circa lo stato di salute suo e della di lei famiglia: non preoccuparti, scrive, stiamo bene, siamo partiti cantando. Quale canzone, non è dato sapere. Ecco che allora i dieci capitoli diventano dieci canzoni, ciascuna con la sua architettura ritmica -strofa, ritornello- e la sua particolare atmosfera, ciascuna un’istantanea della vita di Etty, un ritratto emotivo o un paesaggio in cui i ricordi si fissano per non perdersi nel tempo che si sgretola. Corradini ridisegna e racconta l’intensa e libera vitalità di questa giovane donna, che di fronte alla banalità del male ha scelto di non fuggire e non salvarsi, per percorrere con consapevolezza un cammino in cui l’unità, le radici, la bellezza della natura sono state sì salvezza, per l’anima se non per il corpo. La straordinaria caparbietà di Etty Hillesum, così come la sua freschezza, trovano nell’operazione di Corradini uno slancio vitale che ne fanno amare l’umanità molto prima che il destino e la Storia pungolino la compassione. Al racconto si accompagnano le spiazzanti e raffinate illustrazioni di Vittoria Facchini, che non si capisce se nascano dalla mano di un adulto che vuol tornare bambino o di un bambino cresciuto troppo in fretta. Sono dunque perfette, quando da esse vediamo occhieggiare una Etty cristallizzata dalla morte precoce nelle sue parole senza età.
Merita una nota anche la scelta dei materiali di stampa: una carta materica, porosa, dall’odore acre, ottenuta da fibre di cotone riciclate, che contribuisce a dare risalto al tratto delle illustrazioni, ma anche ad arricchire l’esperienza di lettura coinvolgendo i sensi nell’intimità del racconto. Il libro si chiude con un elastico, come un diario, e nell’atto di chiuderlo si muove una reminiscenza, un’affinità. Nel diario di Etty Hillesum ritroviamo qualcosa di profondamente nostro. L’umanità, forse.
“Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra.”
Etty Hillesum, Diari.
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Matteo Corradini
Siamo partiti cantando – Etty Hillesum, un treno, dieci canzoni
Ed. RueBallu, 2017
coll. Jeunesse ottopiù
costo: 20€