Sono solo tre le donne che nel corso della storia hanno vinto il premio Nobel per la fisica. La prima è stata Marie Curie nel 1903 per i suoi studi pionieristici sulla radioattività, la seconda ad aggiudicarsi la massima onorificenza è stata Maria Goeppert – Mayer nel 1963 per le sue ricerche sul modello a guscio del nucleo atomico, la terza Donna Strickland qualche giorno fa. La scienziata canadese ha condiviso il premio con i colleghi Arthur Askin e Gerard Mourou per le loro invenzioni rivoluzionarie basate sugli impulsi ottici ultracorti, ad alta intensità che hanno permesso ai laser di entrare nella nostra vita quotidiana.
L’annuncio della sua storica vittoria è arrivato a ridosso di un episodio che è diventato un vero e proprio caso. Durante il workshop sulla Teoria dell’Alta Energia e sul Genere organizzato dal CERN di Ginevra, uno dei più importanti istituti di ricerca del mondo, ha preso parola lo scienziato italiano Alessandro Strumia. Secondo gli studi riportati nelle slide da lui elaborate che sono state rimosse dal sito CERN, ma si possono trovare online, le donne sono più portate verso attività che hanno a che fare con le persone (come il lavoro di cura), mentre gli uomini sono più inclini al lato pratico delle cose. Quindi per questo scienziato: «la fisica è stata inventata dagli uomini. Donne come Marie Curie sono state accolte con favore solamente dopo che hanno dimostrato cosa sapevano fare con riconoscimenti come il premio Nobel». Le ricercatrici presenti alla conferenza si sono indignate, anche il CERN diretto dalla scienziata italiana Fabiola Gianotti ha sospeso il ricercatore diramando una nota in cui prende le distanze dalla presentazione definendola altamente offensiva e contraria al codice di condotta del CERN, seguito a ruota dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) che ha preso una decisione analoga.
Strumia ha cercato di sostenere che anche gli uomini sono discriminati nel suo settore, eppure le donne sono ancora in minoranza nel settore. In Italia, dati Almalaurea, le laureate in fisica sono il 31% se parliamo del titolo triennale, il 33% per la magistrale. In ambito scientifico, secondo l’Annuario Scienza e Tecnologia 2018, a livello nazionale 38 docenti universitari su 100 sono donne. Numeri ancora troppo bassi.
La storia della scienza racconta quanta fatica abbiano fatto le donne per conquistarsi i giusti riconoscimenti, soprattutto perché per secoli sono state tenute lontane da certi corsi di studi. Nonostante il talento, il duro lavoro, l’ingegno profuso. La stessa Marie Curie ha combattuto contro forti pregiudizi e resistenze. Aveva lavorato duramente come il marito Pierre, ma alcuni componenti del Comitato del Nobel non volevano includere il suo nome al momento dell’attribuzione del riconoscimento perché era una donna.
Tornando a Strickland, fresca Premio Nobel, era l’unica dei tre scienziati a non avere prima dell’annuncio della sua vittoria una pagina su Wikipedia. Come spiega un articolo pubblicato su The Atlantic un utente aveva provato a creare qualche mese fa una pagina dedicata alla scienziata, ma la web enciclopedia aveva respinto la richiesta perché Strickland non aveva le credenziali giuste: pochi articoli a lei dedicati. Infatti era ancora professore associato, non ordinario. E quando le hanno chiesto come mai, ha risposto che non credeva di avere i titoli per concorrere a diventare ordinario.
Commentando la sua vittoria, questa scienziata ha pronunciato delle parole potentissime: «Abbiamo bisogno di celebrare le donne che si dedicano alla fisica, perché ci siamo. Siamo là fuori!». Le donne nella fisica, come in altre materie Stem, sono quindi una realtà e iniziano a raccogliere i frutti del lavoro e dello studio fatto negli ultimi decenni. Allo stesso tempo quelle di loro “che ce la fanno” diventano role model per le nuove generazioni. I modelli positivi smentiscono di fatto i luoghi comuni e gli stereotipi. Fabiola Gianotti, ad esempio, è riuscita a conquistare l’olimpo del CERN; Marica Branchesi studia le onde gravitazionali, è stata inserita dal magazine Time nella lista delle persone più influenti del mondo; Silvia Marchesan è l’unica donna italiana che la rivista Nature ha inserito nella sua classifica dei migliori ricercatori emergenti al mondo. Professoressa associata, Marchesan insegna all’Università di Trieste chimica organica.
A fare la differenza, naturalmente, sono innanzitutto i genitori e gli insegnanti. In secondo luogo è importante incontrare nella propria carriera mentor che possano supportare e guidare nella crescita professionale. Anche per superare la “naturale ritrosia a farsi avanti”. «Non ci proponiamo abbastanza quando c’è la possibilità di una promozione o per partecipare a delle conferenze che potrebbero contribuire al nostro avanzamento di carriera. Insomma ci esponiamo poco e osiamo ancor meno» l’ha affermato alla BBC la dottoressa Anna Zecharia presidente di Science Grrl, network inglese che supporta le donne che lavorano in ambito scientifico. E anche la neo premio Nobel conferma con la sua esperienza questa “timidezza”.
C’è poi un gap a livello di comunicazione. Ha sollevato il problema lo scienziato Carlo Rovelli con un tweet diventato virale: «Sky TG24 mi chiama per chiedermi di intervenire in diretta domattina sul dibattito su donne in fisica. Suggerisco che invitino una donna. Mi rispondono che è meglio sia un uomo a dire che ci sono donne scienziate, perché detto da un uomo “è più autorevole”». Nei media le voci delle donne sono ancora una minoranza. Secondo il Global Media Monitoring Project che monitora la presenza nelle donne nei media in Italia le esperte sono sottorappresentate. A spiegare e interpretare il mondo sono quasi sempre gli uomini: nell’82% dei casi. Per cercare di invertire la rotta e dare equi spazi anche al lavoro delle donne, perché di questo si tratta, l’associazione Giulia Giornaliste insieme all’Osservatorio di Pavia e alla Fondazione Bracco ha ideato una banca data online in cui ha radunato 100 curricula e relativi contatti di altrettante scienziate che si possono interpellare per interviste o inchieste.
Nel frattempo da Stoccolma arriva un’altra notizia che fa storia. Frances Arnold è la quinta donna nella storia del Nobel a vincere questo riconoscimento per la chimica.