Dimenticate i ragazzini delle giovanili che guardano da vicino i miti del calcio sognando un giorno di essere al loro posto. Quelli che a bordo campo durante una partita raccolgono le palle finite fuori dall’area di gioco. La L.R. Vicenza Virtus, squadra che milita in serie C, ha pensato, domenica scorsa, per la prima di campionato, la partita contro la Giana Erminio, di portare allo stadio Romeo Meti le “ball girls”, le ragazze che recuperano i palloni. La loro divisa? Pantaloncini corti e body che lascia la schiena nuda griffati Diesel, l’azienda di moda di Renzo Rosso che è diventato di recente il patron della squadra veneta. Non vi mostriamo volutamente le foto, che ritraggono le giovanissime atlete dell’under 16 Anthea Volley Vicenza.
Sui social la scelta non è affatto passata inosservata. «Questo è il modo scelto da Renzo Rosso per valorizzare le realtà sportive femminili del territorio» ha scritto su Facebook il sito SportallaRovescia.it. Assist, l’Associazione Nazionale Atlete, si è espressa invece così: «Questo indegno spettacolo di sessualizzazione di minorenni è quanto si è visto nella prima partita del LR Vicenza Virtus quella del presidente proprietario della Diesel, marchio di alta moda italiana, ben visibile sulle canotte delle ragazzine. Al CONI, alla FIGC Federazione Italiana Giuoco Calcio e allo stesso signor Rosso chiediamo di ritirare immediatamente questa indecente iniziativa».
La scelta contestata, quella di posizionare a bordo campo le giovani atlete, è nata, come hanno dichiarato le due società, dalla volontà di far avvicinare il pubblico del calcio, più di 7000 spettatori domenica, ad altri sport come la pallavolo. La domanda è una sola: è questo il modo di promuovere lo sport al femminile? Il Vicenza con un comunicato ha dichiarato: «A suscitare scalpore l’abbigliamento indossato dalle ragazze, abitualmente utilizzato nella vita quotidiana delle teenager, ma strumentalizzato in particolare da una foto scattata dagli spalti diventata virale sui social network».
Il punto della questione non è però l’abbigliamento. È vero. Moltissime adolescenti scelgono d’estate di indossare top e microshort nella loro vita di tutti i giorni. Abbiamo la libertà, forse non del tutto ancora conquistata, di vestirci come ci pare. Nel look delle ball girls non c’è però libera scelta, ma piuttosto una scelta di marketing in cui sono cascati anche certi giornali. Tanto che in alcuni titoli si leggeva: “le performance delle ball-girls che, con la loro appariscente mise, hanno deliziato gli occhi dei tifosi presenti”; “Il debutto al Menti del Vicenza di Renzo Rosso: migliori in campo? Le ball girls” con alcuni tifosi che esternavano “le ball girls? La cosa più bella della partita».
Eppure non mancano le indicazioni che vanno in ben altra direzione. La Carta Europea dei diritti delle donne nello sport raccomanda, infattim alle federazioni e alle società sportive di considerare la lotta al sessismo una priorità. Ma lo scivolone è sempre dietro l’angolo, come le gallery fotografiche dedicate non tanto alle prodezze sportive delle atlete, quanto alla loro bellezza.
Tornando alla vicenda del Vicenza Calcio, la società ha dichiarato: «Non era nostra intenzione ledere la sensibilità, né soprattutto esporre le ragazze a critiche così forti che non meritano, avendo partecipato con entusiasmo all’evento, in accordo con la loro società sportiva di appartenenza. Proprio per affermare la bontà dell’iniziativa volta a promuovere la sinergia tra realtà sportive del territorio, prenderemo atto delle reazioni suscitate, nelle forme e modalità organizzative delle future partite».
E dire che era stata appena mandata in pensione la tradizione delle grid girls (ombrelline) in Formula 1. Non si vorrà ora ricominciare con un’altra malsana abitudine domenicale? Le ragazze nello sport non hanno bisogno di essere rappresentate in questo modo. Si rappreentano già da sole con i risultati che ottengono sul campo. Ai giochi del Mediterraneo quest’estate A Tarragona, le atlete italiane hanno conquistato poco meno del 50% delle medaglie con 77 podi: 28 volte oro (su 56), 27 argento (su 55) e 22 bronzo (su 45). Ce n’è a sufficienza per titolare sui giornali e per commentare sui social.
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