La Germania ha presentato il documento contenente i punti chiave della futura legge sull’immigrazione di forza lavoro specializzata. Prevista dal contratto di governo della Grande Coalizione, la legge in questione mira ad alleviare la carenza di manodopera di cui soffre il mercato del lavoro tedesco (nel secondo trimestre del 2018 erano 1,21 milioni i posti di lavoro vacanti) attraverso l’agevolazione dell’immigrazione e il reclutamento mirato di forza lavoro specializzata da Paesi extraeuropei.
Stando al documento presentato dal Ministro degli Interni Horst Seehofer (CSU), il governo tedesco si impegnerà innanzitutto a ottimizzare lo sfruttamento delle risorse interne ed europee. Come specificato nel documento stesso, tali risorse non saranno tuttavia sufficienti a coprire le esigenze del mercato del lavoro tedesco del futuro. Per evitare che la carenza di manodopera eserciti un effetto frenante sulla crescita del Paese, si rende dunque necessaria una liberalizzazione dell’immigrazione di forza lavoro specializzata da Paesi terzi, da selezionare sulla base dei seguenti criteri: qualifica, età, conoscenze linguistiche, presentazione di una concreta offerta di lavoro e autosufficienza economica. Di conseguenza con l’approvazione della nuova legge decadrà il diritto di precedenza dei cittadini tedeschi ed europei nelle assunzioni.
Redatto dai ministeri del lavoro, dell’economia e degli interni, il documento in questione stabilisce innanzitutto a chi si applicherà la nuova misura. Già dal 2012 laureati e accademici extraeuropei possono lavorare in Germania grazie alla cosiddetta Blaue Karte (carta blu), mentre i lavoratori con formazione professionale devono sottostare a maggiori restrizioni. Nello specifico possono lavorare in Germania soltanto se la loro professione compare nella lista degli ambiti colpiti dalla carenza di manodopera, stilata ogni sei mesi dalla Bundesagentur für Arbeit (Agenzia Federale del Lavoro). La futura legge intende aprire proprio a questa categoria di lavoratori equiparandoli nel trattamento a laureati e accademici: la lista della Bundesagentur für Arbeit verrà dunque abolita e anche la manodopera con formazione professionale avrà la possibilità di cercare lavoro in loco grazie a un visto temporaneo, senza dover presentare un contratto di lavoro prima della partenza. Al fine dell’ottenimento del visto a breve termine il lavoratore dovrà tuttavia dimostrare di aver conseguito una qualifica riconosciuta e di disporre delle conoscenze linguistiche necessarie all’esercizio dell’attività in Germania. Nel periodo di ricerca di un’occupazione in Germania, il lavoratore in questione dovrà inoltre provvedere autonomamente al proprio mantenimento, per esempio attraverso lo svolgimento di un’attività di livello inferiore rispetto alla propria qualifica.
Il governo tedesco intende inoltre reclutare in modo mirato forza lavoro specializzata in determinati Paesi extraeuropei, che nel documento non vengono specificati, senza però innescare una fuga di cervelli tale da danneggiare lo Stato in questione. A tal scopo verranno potenziati i programmi di insegnamento della lingua tedesca all’estero. Nel documento si affronta anche il tema della burocrazia. Quanto al riconoscimento dei titoli esteri, il governo tedesco intende attenersi alla pratica della verifica dell’equivalenza, al fine di inserire forza lavoro sul mercato a lungo termine. Allo stesso tempo si impegnerà per uno snellimento del processo di riconoscimento delle qualifiche e per rendere possibile la partecipazione a programmi di formazione anche sul suolo tedesco. In alcuni ambiti particolarmente toccati dalla carenza di manodopera, come per esempio il settore IT, l’accesso al mercato del lavoro sarà possibile anche senza aver conseguito un diploma, a patto che si dimostrino approfondite conoscenze professionali e si disponga di una concreta offerta di lavoro. Stando al documento, anche le procedure degli uffici per i visti, degli uffici immigrazione e degli uffici di collocamento verranno rese più efficienti e trasparenti.
Il documento sottolinea anche la necessità di sfruttare il potenziale di richiedenti asilo e rifugiati per il mercato del lavoro tedesco. Tuttavia non fa menzione della proposta avanzata di recente dal Primo ministro dello Schleswig-Holstein, Daniel Günther (CDU), che caldeggiava un ammorbidimento delle restrizioni per l’ingresso nel mercato del lavoro anche per quei richiedenti asilo la cui domanda sia stata rigettata, a patto che siano ben integrati e rispettino determinati requisiti. La proposta di Günther, che comporterebbe un cosiddetto “cambio di corsia” (in tedesco Spurwechsel) dallo status di richiedenti asilo a quello di migranti economici, è stata apertamente bocciata sia dal ministro Seehofer sia dalla cancelliera Merkel, mentre viene sostenuta da SPD, FDP, Verdi e Die Linke. In particolare molti esponenti dell’Unione temono che la misura possa attirare sempre più richiedenti asilo senza alcuna chance professionale e favorire l’immigrazione clandestina.
Secondo Detlef Scheele, direttore della Bundesagentur für Arbeit, l’integrazione di rifugiati e richiedenti asilo nel mercato del lavoro tedesco segue un trend nettamente positivo: stando ai dati di maggio 2018, oltre 300.000 persone hanno trovato un’occupazione, di queste 238.000 con previdenza sociale obbligatoria. Molte di loro potrebbero tuttavia venire rimpatriate alla scadenza del periodo di “tolleranza” temporanea sul suolo tedesco (la “tolleranza” corrisponde a un temporaneo rinvio dell’espulsione di richiedenti asilo la cui domanda non sia stata accolta) o a seguito dell’eventuale termine dei conflitti nei Paesi d’origine. L’espulsione avrebbe così conseguenze negative non soltanto per i richiedenti asilo/rifugiati stessi, ma anche per i datori di lavoro tedeschi che avrebbero investito invano nella loro integrazione. Per questo motivo molte aziende sostengono il cosiddetto Spurwechsel che però non sembra trovare spazio tra i punti chiave presentati da Seehofer. Stando a un sondaggio di Bild, anche il 58% dei cittadini tedeschi si dice favorevole a dare una possibilità a quei richiedenti asilo la cui domanda sia stata rigettata, a patto che siano attivi sul mercato del lavoro e ben integrati.
Voluta in prima istanza dai socialdemocratici della SPD, la futura legge sull’immigrazione è stata a lungo osteggiata dall’Unione, per decenni restia a riconoscere la Repubblica federale tedesca come una terra d’immigrazione. A fronte della preoccupante carenza di manodopera che per sei aziende tedesche su dieci costituisce attualmente il principale fattore di rischio e che minaccia di trasformarsi in un freno per la crescita economica del Paese, oggi CDU e CSU riconoscono l’immediata necessità di questo provvedimento, che prenderà la forma di una legge per l’immigrazione di forza lavoro specializzata: “La legge è un passo gigantesco per l’Unione” ha dichiarato la cancelliera Merkel nella consueta intervista estiva rilasciata al canale televisivo ARD, sottolineando quanto i partiti possano imparare dal passato. La nuova legge, i cui punti sono ancora passibili di modifica, dovrebbe venire approvata entro l’anno.