Siamo stati tutti colpiti, in questi giorni, dalla vicenda personale dell’ex ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda. Era tra i favoriti nella corsa alla (ambita?) poltrona di segretario del Partito Democratico, quando all’improvviso è uscito dai radar: la leucemia della moglie è tornata, e lui ha scelto di fare un passo indietro per occuparsi dei figli.
Il gesto di Calenda non è un gesto isolato. Nella compagine del governo conservatore che guida la Norvegia – e che per inciso è guidato da una donna premier – si sono appena verificate due defezioni. Due ministri hanno abbandonato la poltrona per tornare in famiglia e occuparsi dei figli. Due ministr-i, avete capito bene. Non due ministre.
Il primo è Terje Soeviknes, 49 anni, a capo del dicastero del Petrolio, che in Norvegia conta parecchio: si è ritrasferito nella sua città natale, sulla costa occidentale del Paese, per accudire i due ragazzi figli del suo precedentemente matrimonio. L’altro invece è Ketil Solvik-Olsen, 46 anni, ministro dei Trasporti e delle comunicazioni: ha intenzione di trasferirsi per un anno negli Stati Uniti, dove sua moglie ha appena ottenuto un posto come dottoressa in un ospedale dell’Alabama.
Se tre indizi fanno una prova, tre casi lanciano un nuovo trend? Di certo, per una volta il buon esempio arriva non dal basso, ma dal punto più alto del soffitto di cristallo. È iniziata l’era dei mariti-compagni che sacrificano (almeno per un po’) il lavoro per mettere avanti gli interessi dei figli e la carriera delle mogli-compagne. Entrambi gli (ex) ministri norvegesi sono nati di febbraio: che sia cominciata l’Era dell’Acquario?