Teddy Bongomin ha 44 anni ma ha già vissuto due vite. Orfana, sposa e vedova precoce, picchiata dal marito, che quando è deceduto si è trovata anche senza casa con 4 figli, buttata fuori dalla suocera. Oggi Teddy è una delle assistenti sociali del Meeting International Point dello slum di Kampala. Qui, assieme all’ong italiana, Avsi, sono nati un gruppo di risparmio e una scuola che ospita i bambini dello slum, soprattutto i figli emarginati delle oltre 2mila donne sieropositive che ci vivono. E fanno artigianato. Producono collane e altri oggetti con materiali di riciclo talmente ben lavorati che a tenerli in mano spesso non si capisce neppure quanto è semplice la materia prima alla base.
Sharon ha 20 anni, è una figlia dello slum ed oggi studia economia.
Sono solo due delle storie che affollano il forum europeo sulla cooperazione allo sviluppo che si è chiuso ieri a Bruxelles e che quest’anno ha avuto come fil rouge il ruolo delle donne, la loro sicurezza ed emancipazione.
“In Africa bisogna portare le imprese, in una logica win-win – ha sottolineato Giampaolo Silvestri, segretario generale di Fondazione Avsi -. Perché fare progetti di sviluppo con gli incentivi e i fondi di garanzia che la Ue mette a disposizione, significa, innanzitutto fare business, entrare in un nuovo mercato, fare analisi della domanda locale e, contemporaneamente, trasmettere know-how, fare formazione e agevolare la nascita di un tessuto imprenditoriale locale. Non deve essere beneficienza, ma un investimento soprattutto per chi lo fa” Per fare questo, però, va superato il pregiudizio che l’Africa sia solo un continente di guerre, fame, povertà e infrastrutture inesistenti.
Lelemba Phiri e’ group chief marketing di Zooma, una start up nata in Zambia nel 2009 con l’obiettivo di fare money transfer, prestiti, microcredito. Insomma fornire servizi finanziari alla popolazione africana, che per l’80% non ha accesso ai servizi finanziati e dove meno della metà (il 48% degli uomini e solo il 37% delle donne) ha un conto. “Ci sono più smartphone che conti correnti -spiega Phiri- noi portiamo il credito nelle comunità ma stiamo anche cambiando la mentalità delle persone nelle comunità rurali”.
La Commissione Ue punta ad aumentare del 25% i fondi allo sviluppo per il periodo 2020-2027. Tra la Brexit e l’ostilità ideologica di molti governi la partita sembra complessa. Arantcha Gonzales, amministratore delegato del Centro per il Commercio Internazionale ricorda che “4 su 5 delle aziende che esportano in maniera tradizionale sono gestite da uomini. Ma 3 su 5 di quelle che lo fanno online sono gestite da donne”.