Alessandra Appiano, una vita a scrivere per le donne

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Alessandra Appiano credeva fermamente nella forza delle donne. In quella sorellanza di parole, pensieri, abbracci, sorrisi e lacrime che cementa il potere femminile. Ci credeva così tanto da aver dedicato la sua vita a diffondere questo messaggio. Lo faceva attraverso la scrittura, una forte vocazione, entrata nella sua vita a 28 anni. Alessandra aveva studiato al liceo classico ed era arrivata a meno di due esami dalla laurea in lettere. I primi passi li aveva mossi nel mondo della moda. Scelta da Enzo Tortora per il programma televisivo Portobello, era diventata la valletta centralinista elegante e piena di classe. Si era ritrovata a 28 anni in uno dei periodi più difficili della sua vita, un momento in cui le sembrava di aver sbagliato tutto. Doveva invece prendere in mano la sua vita. Così era arrivata lei, la scrittura, al momento giusto per insegnarle la libertà, per esorcizzare umiliazioni e delusioni.

Per Alessandra, la scrittura, era totalizzante, impetuosa. Una meravigliosa ossessione. «Non ho un rapporto equilibrato con la scrittura, mi riduco a uno straccio, mi salva la mia sana frivolezza. A volte mi dimentico dello scorrere del tempo e mi ritrovo la sera in vestaglia a scrivere» aveva confidato in un’intervista. Giornalista, volto tv, scrittrice colta e sensibile, Alessandra aveva il dono dell’ironia: «Sono ostinata e rido molto di tutto. Il piemontese ha un gran capacità di prendersi in giro e io mi riconosco» affermava fiera.
Un talento che aveva messo a frutto nel suo primo libro “La vita è mia e me la rovino io”.

L’esordio a trent’anni grazie ai consigli di Luciano De Crescenzo. Negli anni ‘90 aveva fatto scalpore. Sulla rubrica “Facciamoci del male” che aveva su Cosmopolitan aveva affermato: «Qual è il nostro vero sogno? – scriveva rivolgendosi alle sue lettrici – Fare la mantenuta. Non importa se di alto, basso o medio bordo, basta sentire questa parola magica perché il nostro cuore si apra». Una provocazione lucida per scuotere e far riflettere. Mai annullarsi nell’altro ammoniva. La sua frase «La prima regola è non essere a caccia dell’uomo giusto. Anche perché tutti dicono sono il Principe e poi sono dei rospacci» era finita in una rubrica di citazioni de Il Corriere della Sera. Ripartiamo da noi stesse, nessun uomo ci può risolvere la vita, lo dobbiamo fare noi. Era il suo modo di spronare le donne a diventare padrone della loro vita.

Nel 2003 aveva vinto il premio Bancarella per il libro “Amiche di Salvataggio” perché come ripeteva spesso “Più che un amante, se non vai d’accordo con tuo marito, fatti tante amiche”. Quel libro si era trasformato in una rubrica pionieristica per il settimanale Donna Moderna. Uno dei primi spazi interattivi che accoglieva messaggi e mail delle lettrici. Lì si creava quella sorellanza salvifica che lei propugnava, capace di regalare ali di libertà e insegnare consapevolezza, coraggio e forza. Una sorellanza che nasce dall’esperienza condivisa, dal confronto e dal dialogo tra donne, qualcosa che aiuta a revisionare il proprio cammino mettendolo in discussione per reinventarlo. La strada per rinascere, per ricominciare.

«Troviamo sempre giustificazioni per ammantare di nobili ideali un fallimento: così raccontavo a me stessa e al mondo che solo l’amore amicale regge allo scorrere delle stagioni» aveva scritto nel suo ultimo libro “Ti meriti un amore” liberamente ispirato al caso di Gloria Rosboch, professoressa uccisa dall’ex allievo Gabriele Defilippi «Considerata come la donna che non aveva diritto ad innamorarsi. Sono rimasta colpita da come i social l’hanno trattata. Io ho cercato di riscattarla» aveva raccontato durante un’intervista al Maurizio Costanzo Show. E sulla violenza che subiscono le donne in un video realizzato per Donna Moderna aveva affermato:

«Se il mondo fosse mandato avanti dalle donne, ci sarebbe meno violenza. Stiamo assistendo a un fatto inquietante. Da quando le donne hanno più coraggio, energia, più peso nella società, più ruoli, é come se si fosse moltiplicata la violenza contro di loro. Io voglio sperare che questa sensazione sia dovuta al fatto che noi donne siamo molto più unite, molto più capaci di far valere i nostri diritti, di alzare la voce. Questo sta succedendo in tutto il mondo. È però innegabile che il maschilismo abbia raggiunto un apice distruttivo».

Non tollerava il sessismo quotidiano, detestava il mito dell’eterna giovinezza, i diktat della società patriarcale quella che spiega alle donne come devono essere. Perché dobbiamo essere seducenti a tutti i costi? – si chiedeva – È l’equilibrio che dobbiamo cercare. Siate orgogliose della vostra età, non stravolgete i vostri lineamenti, amatevi.

Il suo messaggio è senza tempo. «Insieme possiamo fare la differenza. Cerchiamo di esserci l’una per l’altra, prediamo per mano le nostre sorelle meno fortunate». Lei lo aveva fatto sul serio. Ambasciatrice dell’organizzazione internazionale Oxfam, coautrice della raccolta “Il Bicchiere mezzo pieno”, ventitré scrittrici e le loro scritture in campo per aiutare le donne del Mozambico.

Nel 2013 aveva ricevuto l’Ambrogino D’Oro, prestigiosa onorificenza che conferisce il Comune di Milano. «Amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra» è l’ultima frase (di Primo Levi) che ha postato sul suo profilo Facebook.

Alessandra era stanca, aveva prosciugato il suo coraggio, la sua forza. Se ne è andata ieri.

Nel suo ultimo libro, lascia il suo testamento bellissimo. Ogni donna dovrebbe leggerlo:

«Devo iniziare a prendermi cura di me, ergo a prendermi la responsabilità di amarmi, guai ad affidare agli altri il proprio destino, il proprio progetto di felicità. Proverò quindi a volermi bene o almeno a perdonarmi. Smettendo di giudicarmi, condannarmi, vergognarmi».

  • Mirella Bertolini |

    Non perdiamo l eredità che ci ha lasciato!

  • Luisella |

    Con un garbo toccante e delicato ha sempre aiutato noi donne, lascia un’eredità di cui tutte dovremmo farne buon uso per contribuire a migliorare le sorti del mondo.❤

  • Francesca Rossini |

    Infinito omaggio a questa donna speciale che ha dedicato, agito e condiviso ciò che è fondamentale nella vita di ogni individuo e che anche se, inconsapevolmente ed ironicamente può distruggere anziché elogiare l’ inno alla vita di cui lei stessa è stata ancella. Buon cammino Alessandra, arrivederci ! F.R.

  • Francesca Rossini |

    Un omaggio infinito quanto la nostra storia… ad una donna speciale che ha saputo ed agito assumersi la cura di cui ogni individuo necessita , impegno oneroso e poco contraccambiato purtroppo, che può inconsapevolmente ed ironicamente, distruggere la vita anziché elogiarne il suo inno come sembrerebbe dover essere accadimento consequenziale….

  • angelo |

    fratellanza , in italiano, significava affetto tra esseri umani, senza distinzione di sesso.
    Se questa persona ha ritenuto che si riferisse ad affetto tra maschi ed ha inventato la “sorellanza” ha sbagliato, cosi incita alla competizione femmina-maschio, cosa deleteria.
    quanto al mondo retto dalle donne meno violento, si tratta di opinioni, la esperienza suggerisce che non ci sono differenze tra maschi e femmine, sono le circostanze che dettano i comportamenti
    se manca il pane siamo tutti belve.

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