BiomimX, la startup che crea organi umani in miniatura

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Crescere con due genitori medici ha significato per Paola Occhetta avere un po’ il destino segnato. “Sono nata e cresciuta in un mondo che girava attorno alla medicina e fin da piccola me ne sono appassionata a mia volta. Poi crescendo – ricorda Paola – mi sono resa conto che questo interesse andava di pari passo con un’altro: la voglia di scoprire i meccanismi più segreti di funzionamento delle cose per tentare poi di replicarli”. Si capisce quindi perché a 31 anni Paola sia tra i co-founder di una startup chiamata BiomimX che punta a realizzare proprio quello che la giovane startupper faceva da piccola: tentare di replicare il funzionamento di oggetti complessi. E nel caso specifico di uno tra i più difficili: il cuore umano.

Fondata circa un anno fa da Paola Occhetta (ceo), Marco Rasponi (cto) e Alberto Redaelli (scientific advisor), BiomimX ha ideato una tecnologia per produrre mini-organi su chip sui quali testare l’efficacia e la tossicità di nuovi farmaci. La startup – recentemente arrivata tra i finalisti agli Italia Everis Awards (competizione che premia 3 startup attive nell’area economia digitale, biotecnologia e salute, tecnologie industrial) – punta infatti a offrire un’alternativa ai test su animali sui quali oggi si conducono gli esperimenti per la cardiotossicità, alzando inoltre così il livello di sicurezza dei farmaci presenti sul mercato visto che, come fa sapere la stessa startup “il 45% è stato ritirato dal mercato a causa di problemi cardiotossici non rilevati in precedenza”.

“Offrire tante piccolissime (nell’ordine di grandezza di qualche millimetro) copie di organi umani come il cuore, consentirebbe invece alle aziende farmaceutiche – spiega Paola Occhetta – di fare molti più test a un costo contenuto vista la dimensione ridotta. Ad oggi abbiamo ottenuto la validazione scientifica e abbiamo in corso le pratiche per quella industriale così da poter trasformare il nostro prototipo in un vero prodotto”. A fare la differenza saranno ovviamente i capitali che la startup riuscirà a raccogliere dagli investitori che dopo essersi messa in luce in diverse competizioni, BiomimX ha iniziato ad attirare. “Partecipare agli Italia Everis Awards ci ha dato sicuramente visibilità e ora speriamo che arrivino anche contatti interessanti”, spiega la startupper.

A spingere Paola verso questa strada tutt’altro che facile è stata prima di tutto la sua passione per le scienze. Un amore condiviso, a dispetto dei numeri ancora troppo bassi delle ragazze che si dedicano alle materie Stem, da molte compagne di corso di corso di Paola. “Ho studiato ingegneria biomedica e devo dire che nella mia facoltà – spiega la startupper – la percentuale di donne e di professoresse era abbastanza alta. Ho trovato invece una quantità di donne decisamente inferiore quando mi sono avvicinata al mondo delle startup. Abbiamo infatti partecipato a concorsi in cui l’unica persona di sesso femminile sia tra i partecipanti che tra i membri della giuria ero io. E anche gli investitori con cui ci capita di parlare sono sempre e solo uomini”.

Curioso come la scienza e le tecnologia possano fare passi da gigante arrivando a produrre simulazioni di organi umani, mentre certe cose fatichino ben più di un modello 3D di cuore umano a cambiare il proprio ritmo.