La passione scientifica di Caterina è nata con lei: “Non c’è stato un momento di svolta, un evento specifico che mi ha condotto alla carriera scientifica. Ho sempre amato queste materie e penso di essermi limitata a seguire un’intuizione, un’onda che mi ha trascinata”. Maria Enrica, invece, si è innamorato dei numeri e delle formule spinta dalla curiosità insaziabile e dalla “mia voglia di capire le cose”. Così, quando è stato il momento di scegliere la facoltà universitaria a cui iscriversi, non ha avuto dubbi: “Ho deciso di studiare fisica un po’ perché ero stata influenza dei miei zii fisici, e in parte per il fascino che hanno esercitato su di me geni della fisica come Albert Einstein e Marie Curie”. Anche la passione per le scienze di Carlotta è nata quando era ancora una bambina. “Mi sono innamorata della biologia alle elementari, durante le prime lezioni sul corpo umano, quando la maestra Agnese ci ha parlato del sistema digerente”. Fino ad allora Carlotta non si era mai chiesta che fine facesse la merendina che mangiava ogni giorno a ricreazione, ma dopo quella lezione “ogni gesto, respiro e palpitazione avevano una spiegazione che io dovevo assolutamente comprendere”.
Caterina Mogno (ricercatore post dottorato in Fisica presso il Karlsruhe Institute of Technology e vincitrice del Premio “L’Oréal Italia per le Donne e la Scienza” nel 2014), Maria Enrica Di Pietro (laureata in Fisica e prossima e iniziare un tirocino allo JRC della Commissione Europea a Ispra), e Carlotta Teruzzi (biologa molecolare che lavora presso IFOM-Istituto Firc di Oncologia Molecolare) sono le tre ambasciatrice del progetto “For Girls in Science”. Si tratta del programma creato da Fondazione L’Oréal nel 2014 per favorire la vocazione alle carriere scientifiche delle studentesse delle scuole superiori. Un progetto nato dalla volontà della Fondazione di contribuire in questo modo a far aumentare le percentuali, ancora troppo basse delle donne che scelgono – proprio come Caterina, Maria Enrica e Carlotta – di studiare i numeri e le formule. A livello mondiale le donne rappresentano, infatti, solo il 25% dei dottori in scienze, meno del 30% delle ricercatrici e soltanto il 3% dei premi Nobel scientifici.
A spingere le ragazze lontano dai percorsi formativi Stem, contribuiscono una serie di ostacoli – spesso più mentali che reali – che nascono subito dopo le scuole medie. In Italia infatti, secondo un’Indagine internazionale condotta da Boston Consulting Group per la Fondazione L’Oréal nel 2015, il 33% delle donne italiane che alle superiori ha seguito studi scientifici, non ha beneficiato del sostegno dei professori, rispetto all’esiguo 19% degli uomini. Nonostante, infatti, la metà degli studenti delle scuole superiori di II grado in Italia siano ragazze, la presenza femminile nei percorsi Stem è molto inferiore. Si tratta di differenze che si rafforzano poi all’università quando le ragazze si allontanano dalle scienze e che crescono ancora di più se si guarda al mondo del valoro. In Italia, infatti, meno del 35% delle posizioni tecnico-scientifiche sono occupate da donne (31,7%) con un tasso che si posiziona come il più basso in Europa. Il motivo? Lo hanno confessato gli stessi italiani che, rispondendo al sondaggio promosso dalla Fondazione L’Oreal, nel 70% dei casi hanno ammesso di non ritenere le donne idonee a ricoprire posizioni scientifiche di alto livello.
A condizionare l’opinione pubblica sono quindi una serie di pregiudizi e stereotipi che, pur essendo tutt’altro che veritieri, finisco per riflettersi anche sulle ragazze. La maggior parte di loro – come dimostrano i numeri – decide infatti di non dedicarsi alle carriere scientifiche perché “non si sente all’altezza”. Ed è proprio per combattere questa insicurezza che impedisce a molte donne di seguire le proprie passioni, che Fondazione L’Oreal ha organizzato oggi, martedì 28 novembre, una show interattivo presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano. Protagonisti della giornata sono stati gli studenti e le studentesse delle scuole secondarie lombarde e italiane, oltreché, in collegamento streaming, le tre giovani ricercatrici ambasciatrici del premio e del progetto che hanno portato la propria testimonianza. Carlotta Teruzzi, ad esempio, ha raccontato che “essere donna comporta a volte una sensibilità diversa che viene percepita dagli uomini come debolezza. Ci viene tacitamente richiesto di eliminare gli aspetti più insicuri e sensibili del nostro carattere per risultare all’altezza di cariche più autorevoli”. Caterina Mogno invece, pur non essendo mai stata discriminata (“ho avuto la fortuna di essere valutata in base alle mie idee e alle mie capacità effettive, e nessun professore mi ha mai scoraggiata ad intraprendere una carriera scientifica”), ha ammesso di sapere bene che “ci sono ancora molti ambienti in cui la discriminazione di genere è reale, e rende difficile o addirittura blocca la strada a donne in gamba, anche in un contesto di scienza”. È quindi importante, secondo lei, informare e creare consapevolezza sui preconcetti di genere in ambito scientifico, in quanto “la presa di coscienza è il primo passo verso un reale cambiamento. Il progetto For Girls In Science della Fondation L’Oréal lavora concretamente a questo obiettivo con i giovani d’oggi, che saranno i protagonisti della società di domani”.