di Maria Piera Ceci – caporedattrice di Radio 24
E’ giunta al suo terzo anno di vita scolastica l’alternanza scuola-lavoro, che oggi è oggetto del suo primo sciopero. Gli studenti scendono infatti in piazza a Roma e in altre settanta città per chiedere che il provvedimento previsto dalla legge della Buona Scuola venga aggiustato e ripensato.
Fortemente voluta dalle aziende che si sono messe a disposizione aprendo le porte delle imprese a centinaia di studenti, attuata in molti altri Paesi europei (Germania in primis), l’alternanza scuola-lavoro non va giù a molti studenti, così come a molti professori.
“Abbiamo convocato il primo sciopero per denunciare la condizione attuale di sfruttamento vissuta dagli studenti” – racconta ad Alley Oop Francesca Picci, dell’Unione degli Studenti. “Siamo partiti da una nostra inchiesta su tutto il territorio nazionale che ha evidenziato molti casi di sfruttamento. Vogliamo un’alternanza di qualità, non vogliamo pagare i percorsi che dovrebbero invece essere formativi. Vogliamo inoltre uno statuto dei diritti delle studentesse e degli studenti e chiediamo alla ministra Fedeli che fine ha fatto questo statuto”.
Tanti “vogliamo” in bocca alla rappresentante dell’Unione degli Studenti, che punta il dito contro il governo per aver partorito una legge imperfetta e contro le aziende che starebbe approfittando di manodopera gratis.
“La responsabilità è quella di avere come unico obiettivo il profitto”- spiega ancora Picci. “Noi vogliamo che si individuino tutor aziendali e percorsi in cui sia garantita la qualità e che ci sia congruenza fra l’alternanza e il percorso di studi. Non è possibile che uno studente vada solo a fare fotocopie, vada a trasportare lettini per sei ore sotto l sole, che sia sfruttato dalle multinazionale solo per fare profitti”.
Che qualche azienda abbia mal interpretato il provvedimento è indubbio. Bastava andare in giro per Milano questa estate per trovare ragazzi ai tavoli del Mc Donalds, nelle aziende ospedaliere a distribuire bigliettini nelle code, negli hotel della Sardegna, come denunciato da una dirigente scolastica che ha tenuto a precisare di avere un ruolo diverso dall’ufficio di collocamento. Eppure sono tante le esperienze positive e anche Confindustria è scesa in campo per vigilare sulle imprese. Gli imprenditori hanno studiato anche un sistema di bollino blu per riconoscere le imprese virtuose e una classifica per premiare le best practice.
Le aziende sfruttano, secondo gli studenti, e i dirigenti scolastici sono dei pessimi organizzatori. “I presidi dovrebbero individuare dei percorsi che possano offrire delle opportunità, non di lavoro ma di formazione. Questo è l’obiettivo della scuola perché l’istruzione deve tornare ad avere un valore sociale nel nostro paese. Noi come Uds abbiamo scritto anche un codice etico che tende ad eliminare dai percorsi scuola-lavoro tutte le aziende che hanno sfruttato i lavoratori, hanno licenziato, hanno inquinato l’ambiente o sono colluse con la mafia”.
Un provvedimento tutto da rifare dunque? No, secondo gli studenti che propongo una lunga serie di modifiche. “Siamo contrari al fatto che siano previsti 200 ore per i licei e 400 per gli istituti tecnici. Questo rimanda ad un’idea classista e divisiva della scuola, con le classi dirigenti rappresentate dagli studenti dei licei, e le classi che faranno solo manodopera con gli studenti dei tecnici. Vogliamo un’equiparazione perché 400 ore. E ogni singolo percorso deve essere stabilito da commissioni paritetiche all’interno delle scuole, di modo che anche gli studenti possano decidere dei loro percorsi in cui venga garantito che si apprendano delle competenze, anche pratiche perché è importante l’unione di sapere e saper fare”.
Parole dal sapore antico quelle di Francesca Picci, dell’Uds, ma l’Associazione nazionale presidi mette in guardia da inutili generalizzazioni. “Penso che l’alternanza sia uno dei tratti più innovativi degli ultimi anni” – spiega Mario Rusconi, dell’ANP. “Da anni viene praticata nei tecnici e professionali ed ora è un tratto fortemente innovativo averlo esteso ai licei. Se poi una serie di attività sono andate male perché sono stati usati i ragazzi anche in feste di partito come successo di recente, non possiamo buttare il bambino con l’acqua sporca. Il fatto che alcuni studenti si stanno organizzando per impallinare la scuola-lavoro dimostra una forma di miopia che i giovani non dovrebbero avere”.
Poi Rusconi snocciola esempi di alternanza scuola-lavoro ben riuscita. “La Treccani ha messo a disposizione la sua biblioteca storica per i classici di Roma ed è stato un successo enorme. L’Eni ha messo a disposizione tutto l’archivio storico a Pomezia con le carte di Mattei e hanno avuto l’assalto da parte delle scuole. Poi se alcune non sono riuscite ad organizzarsi bene, la responsabilità è delle scuole, ma non prendiamo spunti da alcuni fatti negativi per mandare all’aria un provvedimento che è uno dei più innovativi degli ultimi anni.
E’ come se io dicessi che siccome in una scuola ci sono alcuni studenti che vanno male, allora tutta quella scuola è negativa. Cerchiamo di risolvere ciò che non va e non buttare all’aria esperimenti che ci sono in tutta Europa e che fino adesso ci avevano visto all’ultimo posto”.