“Mia madre si è premunita di insegnarmi il Padre Nostro, l’Ave Maria, il Credo e l’Eterno Riposo, ma non mi ha insegnato come ricambiare un gesto di affetto, come non fuggire con lo sguardo davanti a una persona che ti mostra il suo dolore, in che modo aiutare chi ti tende la mano. Per il resto ci ha pensato papà, anzi la sua assenza, che mi ha spinta a costruirmi questo strano personaggio schietto, forte, che non ha bisogno di nessuno e crede di non conoscere il dolore. Il tocco finale al mio caratteraccio l’ha dato, infine, Napoli, la mia città, anzi i Quartieri Spagnoli, il posto dove sono nata e cresciuta, che mi hanno costretta a diventare anche sospettosa, curiosa e moralmente incorruttibile. — Il risultato finale è una specie di femmina di bassotto incazzata che proprio non riesce ad accettare che qualcuno le pesti i piedi e che il più forte vinca sempre sul più debole.”
Eccola, la trentenne incompleta, coi capelli corti e un paio di anfibi: Luce. Una donna che, attraverso la scrittura di Lorenzo Marone, ci accompagna in un viaggio duplice: all’interno di se stessa e tra i vicoli di Napoli. Una città descritta in modo unico, quasi sussurrato, poetico, che offre davvero l’idea di essere un vero e proprio personaggio, oltre che un luogo. La protagonista fa l’avvocato, ha una famiglia “sgarrupata”, un padre assente e un fratello che ha deciso di cambiare città, di vivere al nord, per riscattare un’infanzia non proprio felice.
“Allora forse dovrei andarmene da qui, come ha fatto mio fratello, costruire qualcosa lontano, così da lasciarmi alle spalle questa puzza di umido che sembra seguirmi ovunque…”
Il lettore viene trascinato dalla forza di questa “femmina” partenopea, che proprio non riesce ad adattarsi alla vita che conduce. Il suo lavoro si riduce a riordinare le scartoffie del suo capo, la sua famiglia è frastagliata e non ha un compagno. Le sue giornate sono sempre uguali, riempite dal la presenza del suo cane Alleria e dall’amicizia con un vicino stravagante, Don Vittorio, un uomo anziano, laureato in filosofia.
“Lo sai cosa diceva Seneca all’amico Lucillo? Devi cambiare di animo, non di cielo…”
Le parole di Vittorio entrano prepotenti nell’animo di Luce e anche in quella del lettore.
E l’animo di Luce, in effetti, comincia a cambiare davvero, quando nella sua vita entrano all’improvviso Carmen, una madre che pur nel suo essere sempliciotta e grezza, tenta di dare un’opportunità diversa di vita al figlio, e Kevin, un bambino educato, rispettoso e profondamente sensibile, che porterà Luce a riconsiderare le sue scelte di vita.
“Credo di non star onorando il nome che mi porto dietro. Sono più ombra che luce, ormai”.
“E vabbuò, e che sarà mai, c’è bisogno anche di ombra ogni tanto, aiuta a guardare meglio le cose, che troppa luce rischia di accecarti. E poi, se non esistesse il buio, non potremmo apprezzare la luce. C’è un detto africano che dice: dove c’è troppo sole, c’è deserto…”.
Cosa sceglierà Luce? Partire o restare?
Del resto, chi può dire che sia più coraggioso partire? Forse, in fondo, la vera forza sta nel restare, nel cambiare, semmai, il proprio piccolo “pezzetto di mondo”.
“Magari domani resto”, Lorenzo Marone, Feltrinelli (16,50 euro)
Lorenzo Marone è nato a Napoli, dove vive, nel 1974. Per quasi dieci anni ha esercitato la professione di avvocato, anche se dentro sentiva che quella non era la sua strada. Nel frattempo scriveva racconti che non faceva leggere. Poi un bel giorno ha deciso di non farsi più trasportare dal vento e ho iniziato a inviare i miei scritti in giro. Un motivo in più per leggere i suoi romanzi: il suo coraggio nell’affrontare un “cambio vita” per nulla scontato e molto impegnativo.