Prossima fermata: Amsterdam, la capitale dei Millennials

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Prendere e partire. Realizzare i propri sogni altrove. Ogni anno, studenti e giovani professionisti di tutto il mondo scelgono di lasciare il proprio paese e trasferirsi all’estero. Ma quale città nel mondo offre le maggiori possibilità ai millennials?

Nestpick, un motore di ricerca tedesco per appartamenti, ha compilato la classifica “Millennial City Ranking” utilizzando 16 categorie per valutare ogni città. Non solo costo della vita e trasporti pubblici, tra i parametri compaiono anche il senso di apertura e di tolleranza che si respira in città, l’accesso ai metodi contraccettivi, festival musicali e il numero degli Apple store. Insomma, tutto il necessario per una generazione aperta, dalla mentalità imprenditoriale e attenta alla tecnologia. Le città europee dominano la lista ma dell’Italia non c’è traccia e in testa alla classifica generale si piazza Amsterdam.

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Gli italiani ad Amsterdam sono il quinto gruppo più popoloso dopo marocchini, turchi, britannici e tedeschi. Rappresentano il 5.6% della popolazione. Cosa spinge un giovane lavoratore italiano attorno ai 30 anni a trasferirsi nella capitale olandese? L’abbiamo chiesto a Lara Lago e Silvia Pezzetti che vivono ad Amsterdam rispettivamente da poco più di un anno e due anni e mezzo. “Una scelta presa molto velocemente, di pancia più che di testa. Sicuramente il cuore ha giocato un ruolo fondamentale, ma volevo trovare lavoro nel campo del turismo e costruire qualcosa di mio al di fuori dell’Italia” dice Silvia che oggi fa la guida turistica e ha creato SiAmsterdam, la sua agenzia di viaggi dedicata a turisti italiani. Lara invece vive ad Amsterdam dal febbraio 2016 quando ha trovato lavoro tramite Linkedin in una casa di produzione video internazionale. Dell’Italia ricorda: “da qualche mese stavo cercando lavoro come giornalista ma allo stesso tempo mi rendevo conto che il percorso da freelance era lungo e tortuoso e allo stesso tempo senza sicurezze”. Per entrambe l’approccio con il mondo del lavoro nei Paesi Bassi è stato invece più positivo: Lara ha firmato il contratto dopo alcuni colloqui Skype, ancor prima di partire. Silvia ha iniziato a lavorare nel turismo pochi giorni dopo essere arrivata in città. “Il mercato del lavoro è frizzante, il lavoro c’è e c’è soprattutto il rispetto per l’intraprendenza dei giovani” spiega Lara. Concorda anche Silvia: “la città regala tantissime soddisfazioni lavorative, ti fa percepire la possibilità di crescita, ti sprona a metterci tutta te stessa per raggiungere il tuo obiettivo. La cosa che più apprezzo di questa città è che ti dà la possibilità di costruirti un futuro, di non vivere con la costante preoccupazione del domani, e concederti un bel sorriso a fine giornata”.

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Amsterdam è una città piena di vita. Lo dicono le due ragazze e lo testimoniano i punteggi particolarmente buoni nelle categorie startup, parità tra i sessi e tolleranza nell’immigrazione del “Millennial City Ranking”. “E’ una città multietnica, dove culture diverse si intrecciano dando vita ad un mix arricchente e stimolante” dice Silvia.
Parlando con loro capisco che la classifica di Nestpick fa una fotografia realistica della città. “Se hai un contratto di lavoro una città come Amsterdam ti dà l’opportunità di formarti un futuro e una famiglia. I mutui sono accessibili e convenienti, comprare casa, è un investimento più che un tabù. Ci sono servizi per genitori, bambini, e allo stesso tempo è una città molto giovane e dinamica, che mette lo sport ai primi posti del suo stile di vita” dice Lara.

Entrambe conservano il sogno di tornare in Italia in futuro, ma la situazione statica del nostro Paese per ora le frena. “Non sono partita per allontanarmi dall’Italia – mi spiega Silvia – ma per trovare un cammino che potesse darmi soddisfazioni. La mancanza di casa si fa sempre sentire e ci sono aspetti che mi mancano come l’empatia e il calore. Ma il pensiero di fare un passo indietro mi frena un po’, è la paura di tornare ad una situazione di precarietà e di incertezza”. Anche Lara è della stessa opinione: “In Italia ci tornerei subito ma mi spaventa l’assenza di meritocrazia e il fatto che si creda troppo poco alla creatività e al potere del ‘nuovo’. Ad Amsterdam in un anno e mezzo dentro la stessa azienda ho fatto carriera. In Italia dopo 5 anni con un contratto part-time a tempo indeterminato sono stata licenziata per esubero del personale”.