Elena, 38 anni, professionista. Torna al lavoro dalla maternità e vede, d’un tratto, ridimensionate le sue mansioni in uno studio legale associato. Asia, 29 anni, psicologa: al momento, pur desiderandolo, non può avere un figlio, altrimenti sa con certezza che non le verrebbe rinnovato il contratto di collaborazione che ha firmato. E poi Sara, 37 anni, dipendente: il salto di carriera al quale ambiva non potrà farlo, innanzitutto perché, le hanno detto, è in gravidanza.
Sono tante le storie che girano tra amiche, conoscenti, colleghe su maternità e lavoro. Storie confermate dal sondaggio che ha condotto Fattore Mamma, la prima realtà dedicata a creare un dialogo tra aziende e mamme. A maggio scorso l’agenzia fondata da Jolanda Restavo, ha raccolto risposte tra 1.242 mamme su tutto il territorio italiano. Dai risultati del sondaggio l’Italia non sembra proprio un Paese per mamme. Il 75% delle intervistate ritiene inconciliabile, ad oggi, la vita lavorativa e quella familiare. Le mamme denunciano, tra le carenze, il rientro dalla maternità troppo precoce, la mancanza di incentivi affinché il lavoro femminile sia considerato in azienda un’opportunità e non un problema, e la necessità di maggiore flessibilità di orari. Oltre la metà delle mamme, il 62%, richiede un maggiore sostegno economico e il 58% più tutele dal punto di vista legislativo.
Le istanze delle mamme sono state presentate ieri alle istituzioni in un contesto significativo: la Camera dei deputati. Nell’occasione, denominata Mamme in Parlamento, è stato messo in luce come le nuove mamme siano, assieme agli adolescenti, le punte di diamante della rivoluzione digitale in atto. Dotate di cellulare, computer, tablet, le mamme digitali rappresentano la parte di popolazione italiana con la più alta dotazione di smartphone e un utilizzo della rete e dei social media tra i più assidui e maturi. Un fattore, quello della digitalizzazione delle mamme moderne, che può aiutare nella soluzione dei problemi che emergono dal sondaggio. A partire dalle mamme caregiver di bimbi disabili. Il punto fondamentale è il lavoro, bisogna risolvere in primis questo problema. Bisognerebbe – afferma Jolanda Restano che, oltre a essere imprenditrice è madre di tre figli – ad esempio partire da una parità di stipendio a fronte di una parità di mansioni tra uomini e donne, altrimenti se si dovrà decidere quale genitore far restare a casa, la scelta, oltre che per un fatto culturale, cadrà inevitabilmente sulla madre proprio perché guadagna di meno”.
DOPO IL LAVORO, CARENZE ANCHE NELLA SCUOLA. L’incompatibilità degli orari della scuola e quelli di lavoro è riconosciuta dal 60% delle intervistate come la problematica principale seguita a ruota dalla mancanza di sostegno economico. L’esempio di altri Paesi europei, dove il sistema scolastico prevede una distribuzione delle vacanze e una gestione degli orari più flessibile, potrebbe essere una soluzione. “Uno dei problemi più diffusi – esemplifica Jolanda Restano – è dove portare i figli alla chiusura delle scuole. Una mamma che è riuscita a mantenere il lavoro difficilmente potrà usufruire di tre mesi di vacanza. Si potrebbe ad esempio trovare una soluzione aprendo le scuole anche in estate, magari ricorrendo ai tanti insegnanti precari. Un servizio che potrebbe avere un costo, ma che sarebbe comunque più accessibile rispetto agli esosi campi estivi”. Un altro punto dolente è l’inaccessibilità degli asili nido, vuoi perché i posti pubblici sono pochi, vuoi per gli eccessivi costi dei privati.
LAST BUT NON LEAST, LA SALUTE. Ben il 67% delle intervistate ritiene i lunghi tempi di attesa per le prestazioni sanitarie il problema principale. Basti pensare agli esami per la gravidanza: in alcune Regioni si dovrebbe prenotare prima del concepimento per avere la certezza di usufruire del servizio nei tempi dovuti. Note dolenti anche per gli esami necessari ai bambini affetti da patologie, da disabilità o disturbi dell’apprendimento tanto che spesso le mamme sono costrette a ricorrere al settore privato per avere diagnosi e impostare la terapia in tempi brevi.
UNA PIATTAFORMA DIGITALE PER IL DIALOGO MAMME-ISTITUZIONI. Con l’incontro avvenuto ieri alla Camera dei Deputati, le mamme hanno portato le loro istanze, le loro necessità e il loro punto di vista davanti alle istituzioni, alla presenza di deputate, mamme anch’esse. Ne è emerso che c’è una nuova generazione di mamme digitali che vorrebbe rendere il Paese più a misura di mamma, magari avvalendosi della tecnologia. Creando appunto una linea di comunicazione che, sfruttando il digitale, possa far arrivare le idee delle mamme direttamente in Parlamento e a chi amministra la cosa pubblica. Dando cioè ascolto a quell’83% delle intervistate che riterrebbe utile poter dialogare direttamente con le istituzioni attraverso una piattaforma digitale.