Alcuni dettagli che forse non avete notato sui ministri scelti da Macron

macron2Va bene, diciamocelo, Emmanuel Macron ci piace. E’ abbastanza “diverso” da rappresentarci tutte, pur non essendo una donna. Altre donne, in effetti, ci avrebbero fatte sentire molto meno rappresentate. Inoltre il neo presidente francese tratta le donne in modo diverso: non la galanteria condiscendente di certi papaveri vecchio stile. Piuttosto, nella sua compagna, fantastica e altrettanto diversa, lui cerca evidentemente alleanza e ispirazione, e chi se ne importa del mondo. Ovviamente fiato alle trombe di chi invece ne ha commentato età e vestiti, con il solito sguardo fermo agli anni ’80.

Pettegolezzi a parte, un nuovo governo rivela molto e subito dalle poltrone che crea. E allora nessuna sorpresa che tra i ministri di Macron si abbiano donne e uomini, bianchi e di colore, francesi e non. E che, prima di nominarli, abbia voluto controllare che avessero sempre pagato le tasse (eh sì!). Però sorprende sì che abbia creato un ministero per la “Transizione ecologica e solidale”. Che chiarezza di definizione: essere ecologici, essere solidali, non sono obiettivi immediati per nessuno, vanno ricercati. Richiedono quindi passaggi, tempo, lavoro: sono transizioni “verso”. E che la ministra della salute lo sia anche della solidarietà, in modo esplicito, non è forse un messaggio fondamentale?

Ci sono infine tre sottosegretari che la dicono lunga sugli obiettivi tecnici di questo governo. Mounir Mahjoubi, dedicato al digitale. Sophie Cluzel, dedicata alle persone handicappate. E, nel Paese che è al 17° posto nel mondo secondo il World Economic Forum per la capacità di avere una reale parità di genere (l’Italia è 50°) , Marlène Schiappa si occuperà solo di “Parità tra donne e uomini”. Anche qui: occhio alle definizioni. In Italia pare che parlare solo di differenza di genere suoni poco inclusivo: occorre fare un mucchio unico delle diversità e mettere insieme, età, orientamento religioso e sessuale, genere, nazionalità… e un ministero per le pari opportunità, comunque, qui sembra non servire. In Francia si fanno molti meno problemi: dito puntato alla disparità che più di tutte (quanto meno in termini numerici) ci affligge, e al lavoro!