Oggi è la nostra festa. Io la festeggio con voi, mamme e papà, nello spazio di Alley Oop. Ho comprato una torta gigante e messo la mia canzone preferita in sottofondo. E’ un tango. Prima di soffiare le candeline (le mie sono 8 come gli anni da mamma), esprimo il mio più grande desiderio: raggiungere la parità tra mamme e papà perché i nostri figli sarebbero più felici, le aziende più produttive e il nostro Paese più ricco.
Ho scelto il tango perché, oltre ad essere un ballo molto bello, prevede che sia l’uomo a fare il passo in avanti e la donna indietro. Proprio come oggi dovrebbe succedere tra mamme e papà.
Partiamo da una fotografia in cui i carichi di lavoro verso la cura domestica sono ancora sbilanciati verso le mamme, anche se negli ultimi 50 anni è quadruplicato il tempo che i padri passano con i figli e soprattutto nelle nuove generazioni si sente un bisogno molto forte di paternità. Ci sono ancora tanti pregiudizi sia verso le mamme che verso i papà. Da un parte le mamme sono schiacciate nel modello che le vede protagoniste della cura dei figli, della famiglia e della casa. Dall’altra ai papà si riconosce lo stereotipo contrario tanto da considerare “strani” gli uomini che spingono un passeggino, vanno a prendere i bambini a scuola, insomma che compiono tutte quelle attività che “sono considerate normali” per le mamme.
In Italia il tasso di occupazione femminile decresce in base al numero di figli in misura maggiore rispetto alla media europea. Se infatti in Italia il tasso di occupazione tra i 25 e i 49 anni delle donne senza figli è del 62,2%, questo si riduce al 58,4% con la nascita del primo figlio, al 54% con la nascita del secondo, e addirittura al 41,4% per le donne con 3 o più figli. In Europa il dato è invece del 77,6% per le donne senza figli nella stessa fascia d’età, con un calo al 72, 5 e al 71%, rispettivamente dopo il primo e il secondo figlio.
Proviamo a vedere cosa succederebbe se tutti i papà facessero un passo in avanti nelle attività di cura e le mamme un passo indietro.
I primi a beneficiarne sarebbe soprattutto i figli. Una recente ricerca dell’Harvard Business School ha rilevato che un modello di famiglia equilibrato dove sia le mamme che i papà partecipano equamente al lavoro domestico e a quello professionale sia un forte segnale per i bambini a considerare i contributi a casa e al lavoro altrettanto preziosi, sia per gli uomini che per le donne. L’impiego professionale delle madri insegna soprattutto alle figlie delle capacità che le proietteranno ad una maggiore partecipazione al lavoro e alle posizioni di leadership. Così come la ricerca pubblicata sul Psychological Science Journal nel 2014 ha rilevato che i papà che contribuiscono alle attività domestiche ispirano le ragazze ad avere ambizioni meno legate ad occupazioni tradizionalmente femminili.
Inoltre il passo in avanti dei papà a casa porterebbe una maggiore partecipazione delle donne al lavoro. Se raggiungessimo il 60% di occupazione femminile, avremmo un aumento stimato del PIL del 7%. E le aziende che hanno un team misto al vertice, vedrebbero incrementare l’EBIT anche del 56%.
Il cambiamento spetta ad entrambi i sessi: se i padri stanno manifestando un maggior interesse alla cura di casa e figli, le madri devono imparare ad accettare di perderne il controllo e a fidarsi di più, anche accettando qualche imprecisione dei nostri, inesperti e maldestri, compagni. Le rivoluzioni culturali, come questa, sono le più lente. Se mamme e papà ballassero il tango della vita, l’armonia dei nostri molteplici ruoli sarebbe raggiunta senza sforzo.