Nel nostro Paese il tasso di attività femminile resta tra i più bassi d’Europa, è al 55,2%, il che significa che alle nostre spalle abbiamo solo Turchia e Macedonia. Non è certo un bel biglietto da visita, tanto più se si pensa che, come certificato da Banca d’Italia, basterebbe portare il tasso di partecipazione femminile al 60% per avere un impatto positivo sul Pil fino al 7%.
L’occasione, per parlare della situazione italiana, è il premio “Women Value Company 2017 – Intesa Sanpaolo” , evento istituito per spronare le imprese a valorizzare al meglio le figure femminili e il talento. Sul “palco” la banca e la Fondazione Maria Bellisario hanno provato a ragionare sul futuro delle donne nel mondo del lavoro ma i numeri, forniti sempre da Ca’ de Sass per voce del suo chief economist, Gregorio De Felice, non mostrano quel cambio di passo che molti auspicano da tempo.
Tornando all’occupazione femminile in Italia, di un’eventuale crescita al 60% non ne beneficerebbe solo il prodotto interno lordo. Un incremento del tasso di attività delle donne sarebbe un driver chiave per provare a contrastare alcuni fenomeni che caratterizzano il mondo impresa-lavoro. Metterebbe un freno, per esempio, al processo di invecchiamento della forza lavoro e allo stesso tempo, come ha spiegato sempre De Felice, potrebbe parzialmente rallentare la persistente discesa della capacità di export dell’Italia. Le imprese guidate da figure femminili mostrano infatti una maggiore propensione a servire i mercati esteri. Inoltre sarebbero più brave a impiegare alcune leve come l’attività di marketing (52% contro il 46% delle aziende condotte da uomini) e l’innovazione tecnologica (44% delle società con brevetto contro il 37%) capaci di fare la differenza quando si tratta di costruire il successo di un’impresa.
Ecco perché stimolare e favorire il contributo femminile potrebbe essere una risposta importante per provare a dare nuova linfa alla crescita in un paese che, con la previsione di un pil in aumento di solo l’1% anche nel 2017, non appare attrezzato ad arginare il problema della disoccupazione giovanile e complessiva.
Più in generale, non si tratta solo di incentivare il lavoro femminile: come ha spiegato De Felice intelligenza e creatività se abbinate a contesti dove la “diversity” è un valore possono produrre vantaggi competitivi difficilmente replicabili.
L’iniziativa congiunta di Intesa Sanpaolo e Fondazione Bellisario va nella direzione di coinvolgere le imprese in un percorso di empowerment femminile e di dare visibilità alle pratiche più virtuose e innovative. E’ stato, quindi, istituito un premio riservato alle piccole e medie imprese che si distinguono nel campo della parità di genere, in virtù dell’attuazione di politiche e strategie volte a garantire pari opportunità e riconoscimenti di carriera. Le due vincitrici, tra le 111 aziende selezionate in tutta Italia, saranno premiate il prossimo 16 giugno in occasione della XXIX edizione del Premio Bellisario “Donne ad alta quota”.