Un secondo prima, un compagno brillante, un presidente eterno e una guerra totale

kimÈ un gesto così banale, premere un pulsante. Facile come schiacciare una zanzara o togliersi una caccola col naso. Tutte cose che si fanno con un dito. Anzi, schiacciare una zanzara è più difficile, visto che non spingerò io il pulsante, darò l’ordine di farlo.

Questo è quello che faccio: do ordini. E gli altri eseguono, senza fiatare, e così farà anche chi dovrà compiere materialmente il gesto di far partire i missili nucleari. Meglio per lui che lo faccia.

Una bella fatica essere il più giovane capo di Stato al mondo. E non un capo qualsiasi: il leader supremo della Repubblica Popolare Democratica di Corea, Segretario del Partito del Lavoro di Corea, Presidente della Commissione di Difesa Nazionale, Presidente della Commissione militare centrale, Comandante Supremo dell’Armata Popolare, tenuto a rispondere solo al Presidente, che poi è mio nonno, morto nel 1994 ma che resta “Presidente Eterno” per la Costituzione del mio Paese. Non a mio zio, che ho fatto giustiziare. Sbranare dai cani, dite? Non scherziamo.

Mi chiamano il “Brillante Compagno”, figlio del “Caro Leader” e nipote del “Grande Leader”. Sto per dimostrare al mondo che non si ride di me. Che ho le mie ragioni per autorizzare solo 28 acconciature e suggerire (si fa per dire) agli studenti di utilizzare la mia. Guardate quello là, l’americano. Volete che il mio popolo si riduca come lui? Anche la mia fidanzata si stava comportando in modo non consono, ci vuole così poco per corrompere i costumi, cosa potevo fare? Lasciarla impunita? Non si governa così. A volte bisogna usare il lanciafiamme o il cannone per eliminare gli oppositori e i dissidenti. Letteralmente.

Il popolo va educato. Il popolo deve capire. Non solo il mio popolo, che mi capisce e mi ama, ma anche gli americani. Cosa vogliono da me? Vedo paura negli occhi del funzionario che dovrà far partire il missile nucleare. Non mi piace. Penserò a lui, dopo. Adesso non posso. Adesso devo mantenere la promessa che ho fatto, anzi che ho dato l’ordine di fare.

Un mio gesto. Un solo, piccolo gesto, e un secondo dopo il mondo dovrà prepararsi alla guerra totale.

kim2