Lavoro alle Scuderie del Quirinale dalla primavera del 1999. Il settecentesco edificio affacciato sulla piazza del Quirinale – ancora lontano dal prestigio internazionale che avrebbe poi conquistato – era allora in fase di ristrutturazione. Il palazzo, completamente rinnovato su progetto di Gae Aulenti per l’intuizione di Luigi Zanda che ne aveva comprese le potenzialità, sarebbe stato inaugurato nel dicembre 1999, pochi mesi dopo il mio arrivo, con una grande mostra dedicata alla pittura Impressionista “I cento capolavori dell’Ermitage”. Un evento di grandissimo successo – visitato da più di 600.000 persone in meno di sei mesi – che avrebbe segnato, per il nuovo spazio espositivo della capitale, l’inizio di una lunga, fortunata stagione espositiva: più di 40 mostre per un totale di quasi 6 milioni di visitatori.
Il mio ruolo, all’interno dell’iniziale piccolo gruppo di lavoro, consisteva nella gestione, in qualità di registrar, degli aspetti tecnico-organizzativi legati al prestito delle opere d’arte. La professione del registrar era allora, in Italia, non ancora ben delineata. Avrebbe tuttavia presto acquisito un profilo preciso – di raccordo tra le competenze del curatore della mostra, dei musei prestatori e delle professionalità esterne coinvolte nella produzione degli eventi – per lo straordinario moltiplicarsi delle mostre organizzate in Italia e in Europa.
Non fu facile mantenere alto il livello d’ideazione e di realizzazione dei progetti espositivi, garantire la qualità scientifica dei progetti e gli elevati standard di sicurezza nella gestione di opere d’arte (spesso capolavori dal valore assicurativo di oltre 50 milioni di euro). Non fu facile, sul piano personale, affrontare lunghi periodi d’intensissimo lavoro mantenendo un livello di qualità ed efficienza costante, sotto una pressione data da procedure in continua evoluzione e con tempistiche strettissime. Spesso la vita privata scivolava in secondo piano: famiglia, figli, tempo libero. Mio figlio, ormai grande, ironizza ancora bonariamente sulle mie assenze. Sono cresciuta, ho avuto molte soddisfazioni da un lavoro fatto di esperienze sempre nuove, nuovi incontri, confronti con culture differenti. Ogni mostra, una nuova avventura.
Ripensando al mio percorso formativo mi rendo conto, oggi, di quanto sia stato dettato più dalla curiosità e dall’amore per l’arte che da un preciso obiettivo. Costantemente in bilico tra la volontà di studiare, di approfondire e la necessità di svolgere un’attività pratica: mentre conseguivo la laurea in Lettere seguita poi da una specializzazione in Biblioteconomia, per diversi anni, ho coltivato la passione per i libri e le antiche carte compiendo un iter di studi in restauro e conservazione concluso con un’esperienza lavorativa nell’ambiente internazionale dell’ICCROM (International center for restauration and conservation dell’UNESCO) e con l’apprendistato triennale in un laboratorio di restauro. Con il lavoro di ricerca all’università e l’incarico di redattore all’Enciclopedia italiana Treccani la mia strada sembrava segnata. Invece una svolta imprevista mi ha portato alle Scuderie del Quirinale dove ho avuto la grande fortuna di poter fondere insieme tutte queste esperienze, apparentemente scollegate tra loro, in un lavoro che amo molto.
Spesso, i miei studenti del corso di “Museologia per il Turismo” all’Università Campus di Lucca, mi chiedono quali competenze servano per questo lavoro. Oggi, più che mai serve professionalità. Il moltiplicarsi degli eventi, la pressione esercitata su musei e istituzioni così come la fragilità delle opere d’arte, sempre più in movimento, hanno reso difficile ottenere i prestiti; il livello di preparazione professionale deve essere elevato. E ancora occorrono elasticità, curiosità, spiccata attitudine al problem solving, creatività, capacità di lavorare in team. Non a caso quella del registrar è una professione svolta prevalentemente dalle donne! Conoscere le lingue, benissimo l’inglese, è fondamentale, così come un buon bagaglio culturale.
Alla luce delle recenti trasformazioni della domanda e dell’offerta, nuove professioni si sono affiancate alle funzioni storicamente proprie dell’ambito museale: quello delle mostre temporanee è ancora tutto sommato un settore poco conosciuto ma molto stimolante ed ancora in evoluzione. Negli Stati Uniti le professionalità museali sono molto valorizzate ed in particolare la professione del registrar è attiva nei maggiori musei sin dagli anni Cinquanta; i professionisti americani sono riuniti in un Comitato professionale (Registrar’s Committee), riconosciuto dall’American Association of Museums (AAM). In Italia, nonostante l’attività dell’Associazione Registrarte, c’è ancora molto da fare.