La nascita della felicità. Racconto inedito di Vittoria Baruffaldi

Russell confessò di non essere nato felice. Fu un bambino, e un adolescente, infelice, tanto da pensare più volte al suicidio. Poi, crescendo, scoprì qual era il segreto per conquistare la felicità: distogliere l’attenzione da sé (sui miei peccati, le mie follie, le mie manchevolezze) e concentrarsi sul mondo esterno.

Mia figlia è nata felice.

È nata in una mattina di fine estate piena di luce, una luce dolce come il succo di una nespola stretta in un pugno.

Quella mattina di fine estate la mia pancia era leggera, senza paura. Mi sono spazzolata i capelli e li ho attorcigliati sulla sommità del capo simili a un nido, ho spalmato la crema idratante sul viso e sul corpo, e ho indossato una camicetta con le maniche a sbuffo.

Sono salita in macchina: sembrava l’inizio di un viaggio senza meta dove si può deviare dall’autostrada per mangiare un panino alla mortadella in quel bar-alimentari con l’insegna che dondola sulla piazza del paese. C’era un lungo viale, con alberi gentili e palazzi di inizio novecento con vetrate colorate, fiori dipinti verdi, rosa e azzurri e balconi in ferro. Un signore con delle sporte vuote ha fatto cenno di passare, e siamo stati per qualche minuto a gesticolare passa tu, no tu, finché lui si è deciso e ha attraversato la strada agitando le braccia con le borse appese per salutare.

Osservavo un giorno nuovo, gli alberi, le case e le persone che lo abitavano, e più mi concentravo su quei particolari più mi estraniavo da me stessa. Chissà dove sto andando, oggi.

Poi mi è sembrato di sentire – per la prima volta – la voce della bambina: In una mattina così, non può succedere nulla di brutto, e mi sono stretta la pancia come a dirle ho capito, allora andiamo dove dici tu.

Dopo poche ore è nata.

L’ho annusata: ho sentito odore di sangue, margherite e latte di mandorle. Ho leccato la coltre appiccicosa dei capelli, leggermente salata, ho sentito la mia voce che ripeteva come una litania il suo nome, ho sfiorato un dito piccolo come un cetriolino sottaceto. Ho visto un essere pieno di meraviglia.

C’era una bambina che iniziava il suo cammino lungo un viale alberato, il pensiero tutto concentrato sui particolari della vita: un cordone tagliato e un sorriso stralunato di donna.