La giornata della memoria spiegata ai bambini

shoah“Maestra, cos’è il giorno della memoria?”, mi chiede Nicola, cinque anni. Ne ha sentito parlare da suo fratello, che frequenta la scuola secondaria e ha raccontato a casa che leggerà un testo sulla Shoah, insieme ai suoi professori. Come posso spiegare a Nicola di cosa è stato capace l’uomo nei confronti di un altro uomo?

A 71 anni dall’apertura dei cancelli di Auschwitz, il 27 gennaio appunto, resta ancora difficile guardare indietro e raccontare. Soprattutto ai bambini. Le domande restano molte, anche per noi adulti. Domande che secondo Gabriel Levi, psichiatra dell’età evolutiva e professore emerito dell’Università di Roma “La Sapienza”, devono restare tali e mostrarsi “tanto inquietanti quanto fiduciose”, come ha dichiarato in un’intervista realizzata da Anna Moccia dell’associazione Green Cross Italia. «Una persona senza memoria non è una persona. E questo vale già nei primi anni di vita del bambino, dove si forma la struttura della memoria e i ricordi che daranno il “la” e costituiranno il refrain di tutti quelli successivi. Nel discorso della Shoah, bisogna tener presente anche la memoria collettiva, che è fondante di un gruppo o di una nazione: dal confronto con gli altri ognuno di noi può ravvivarsi, riappacificarsi e diventare creativo per il futuro. Anche nel caso di esperienze differenti, è interessante notare come l’essere umano reagisca al trauma nella stessa identica maniera: da una parte cercando di riprodurlo sempre e dall’altra provando a uscirne fuori e a fare una scommessa sul futuro» osservava il professore nell‘intervista.

Quindi, è possibile parlare degli stermini, partendo da riflessioni su cosa sia giusto e cosa sbagliato. «Alcune cose possono essere spiegate ai bambini molto presto, già intorno ai 5-6 anni. Raccontando ad esempio che ci sono state grosse cattiverie, senza entrare nei dettagli. E poi facendo riflettere il bambino sulle ingiustizie più grandi che ha osservato intorno a sé, sui fatti cattivi che sono successi e su quelli che stanno accadendo oggi, per evitare che il bambino possa avere paura quando accende la tv e guarda il telegiornale. Un discorso critico sulla Shoah può essere affrontato, invece, nell’età dell’adolescenza ma non deve rimanere in un contesto isolato, è necessario confrontarlo con i fenomeni di gruppo e delle bande di oggi. Di certo, a tutte le età non è il dolore che va comunicato, piuttosto l’indignazione e la capacità di coinvolgimento del bambino e del ragazzo: non bisogna stare inerti di fronte alle ingiustizie ma si può ed è giusto indignarsi, ognuno per quello che può» spiegava ancora il prof.Levi nell’intervista a Green Cross Italia.

In aiuto di insegnanti, genitori e educatori esistono siti strutturati per ogni fascia d’età e libri con spunti interessanti per riflettere.

olocaustoNel sito “Il Paese dei Bambini che Sorridono”, ad esempio, è presente una sezione interamente dedicata al racconto della Shoah, con la testimonianza di sopravvissuti, fra cui Liliana Segre, che a 14 anni fu deportata ad Auschwitz e per buona parte della sua vita non ha più voluto parlare di quella esperienza.
Da visitare, anche il sito ufficiale di Anne Frank.

Anche la letteratura è ricca di spunti, già dall’età di cinque anni:

copertina_lilli_okIL SOGNO DI LILLI
Vaifra “Lilli” Pesaro e Sara Magnoli, illustrazioni di Giada Ricci, prefazione di Marco Travaglio, edizioni Acco
dai 5 anni
Un racconto che parte da una storia vera, quella di Lilli, coautrice del libro, bambina italiana di mamma cattolica e papà ebreo, che ha vissuto la sua infanzia nel buio periodo delle leggi razziali.
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copertina-antisemitismoCHE COS’E’ L’ANTISEMITISMO
Lia Levi, edizione Battello a Vapore
da 9 anni
Durante i suoi incontri con i ragazzi, Lia Levi si è sentita rivolgere tante domande sugli ebrei, l’ebraismo e l’antisemitismo. In questo libro ne ha scelte venti tra le più significative, alle quali risponde con chiarezza e semplicità.
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