Me lo ha fatto notare di recente mia figlia: mamma, ma noi abbiamo solo medici donne? In effetti, ho sempre avuto una predilezione inconscia per le dottoresse: la ginecologa, l’oculista, l’ortopedica, la pediatra dei bambini e naturalmente il medico di famiglia. Ora il mio istinto ha anche un motivo razionale che lo supporta: i pazienti curati da medici donne hanno meno probabilità di morire di quelli curati da medici uomini. Lo dice il direttore – uomo – del Global Health Institute dell’Università di Harvard.
La ricerca del professor Ashish Jha è stata pubblicata sul Jama Internal Medicine e si basa sullo studio di oltre un milione di pazienti over 65 ricoverati tra il 2011 e il 2014 in diversi ospedali statunitensi: la probabilità di morire a 30 giorni dal ricovero, oppure di essere nuovamente ricoverati, è stata minore del 5% tra i pazienti curati da donne rispetto a quelli curati da uomini. Talmente minore che se tutti i medici statunitensi fossero donne, ogni anno tra le corsie degli ospedali americani si potrebbero contare 32mila morti in meno. Lo stesso numero di morti che ogni anno si contano tra gli automobilisti lungo le strade a stelle e strisce
La propensione femminile alla cura e all’empatia, questa volta, non c’entrano niente. E’ l’approccio scientifico, a premiare le donne: a quanto pare, siamo più scrupolose nell’aderire alle linee guida e siamo anche più capaci di interpretare i segnali evidenti del corpo.
Negli Stati Uniti i medici donna, che rappresentano oggi un terzo del totale, guadagnano però il 25% in meno dei loro colleghi maschi: lo stipendio lordo medio annuo dei dottori tra il 2006 e il 2010 è stato di 221.300 dollari, quello delle dottoresse di 165.300. Professore, le sue studentesse meriteranno un aumento?