Prime lucine intermittenti sui balconi e alberi che appaiono dietro le finestre. La stagione natalizia è ufficialmente iniziata e, se siete minimamente appassionati di decorazioni (e le ansie sul referendum non hanno prosciugato completamente le vostre energie), prima di partire per il lungo ponte dell’immacolata, avrete già dato pieno sfogo alla creatività. Gli stili, si sa, possono essere i più disparati. Se la vostra idea di Natale non si limita a riesumare dallo sgabuzzino l’alberello in polistirolo realizzato alla scuola materna, sia che siate sostenitori di un stile sobrio e raccolto, sia che disseminiate il salotto di stelle e luccicanti suppellettili di dubbio gusto, l’addobbo della casa è un procedimento che comporta una certa concertazione e dispendio di energie. La scelta è talmente ampia e variegata che entrare in un centro commerciale senza un’idea precisa di ciò che si sta cercando, rischia di causare un vago senso di disorientamento che, nei casi più gravi (ed anche a causa di uno sfarfallio incontrollato di luci intermittenti), può degenerare in veri e propri attacchi di panico.
Allora se non abbiamo una laurea in decoupage e le proposte preconfezionate dei negozi specializzati non fanno per noi (e per il nostro portafogli), non ci resta che fare un collage di quanto proposto da riviste, negozi e, guidati dal nostro (spesso discutibile) senso estetico, creare uno stile personale. Uno stile che necessariamente racconta qualcosa di noi, del nostro modo di essere, della nostra vita quotidiana. Ed allora a cena con gli amici, su whatsapp e sui social, si sprecano i consigli, le domande e gli scambi di fotografie di elfi dallo sguardo vacuo e abeti immancabilmente pendenti. Proprio ad una di queste cene, qualche giorno fa, mi è stata rivolta una domanda che un po’ mi ha spiazzato: “ma tu che scrivi del mondo LGBT, come decorano la casa i gay? Esistono decorazioni natalizie gay-oriented?”. Doverosamente rassicurata la mia interlocutrice sul fatto che l’arte dell’addobbo non è una questione di orientamento sessuale o di genere (e pur non sentendomi di escludere che la domanda sia stata ispirata dalla quantità di renne glitterate che, ogni anno, dissemino per casa) la domanda non ha mancato di incuriosirmi. Per cui mi sono messo di buona lena sul web e, cercando qua e là… mi si è aperto un intero mondo.
Che il marketing legato al mondo LGBT, pur di nicchia, sia ormai considerato strategico da molte aziende non è una novità; ma vederlo declinato in chiave natalizia mi ha fatto sorridere e, allo stesso tempo, mi ha fatto correre un brivido lungo la schiena. Sorridere perché il caleidoscopio di idee che viene proposto, nella sua vivacità ed ecletticità, gioca, in maniera spesso irriverente, con i più noti clichè legati ai gay. Rabbrividire perché, tutto sommato, ancora una volta si ricade in una rappresentazione macchiettistica del mondo LGBT*. A farla da padrone sono ovviamente i colori dell’arcobaleno, proposti in tutte le forme e le misure: dagli alberi di Natale alle multiformi palline colorate, dalle carte da regalo ai biglietti d’auguri (sia in formato cartaceo, sia digitale) un po’ osè, per ricordarci che siamo tutti esseri umani. A dire il vero non mancano nemmeno i gadget che dedicano una parte degli introiti delle vendite a scopo benefico, come la t-shirt che ricorda che è sempre Natale, qualsiasi albero di Natale tu sia. Ma il primo premio lo vincono sicuramente le decorazioni natalizie di una società americana, la Diamonds of the Sea che propone (non proprio a buon mercato) una serie di aitanti Babbi Natale che mostrano un torace scolpito sopra una coda da tritone. Me li immagino già sospesi su un ramo del vostro albero ad ammiccare agli amici e alle amiche che inviterete per il cenone.
Insomma il mercato ha abbondanti risposte anche per chi decide di dare al suo Natale un tocco arcobaleno. Da parte mia continuo a pensare che se proprio voglio ricadere nello stereotipo e rendere casa mia un po’ più gay-frendly (a parte le renne glitter che credo facciano già molto) basterebbe appendere all’albero uno dei cliché più amati dal mondo LGBT* le principesse Disney. In quel caso non sarebbe difficile scegliere: fonti autorevoli dicono essere già 14, a ognuno la sua.