Se c’è un Paese dove le sentenze giuridiche hanno determinato cambiamenti culturali spesso importanti (soprattutto nel campo dei diritti), quello è sicuramente l’Italia, per uno e più motivi. Ieri è accaduto di nuovo, quando la Corte di Cassazione, trovatasi a decidere evidentemente su un caso di diffamazione, ha scritto nero su bianco che dare dell’omosessuale a qualcuno non è più reato, nemmeno quando lo si attribuisce ad un eterosessuale.
Nel presente contesto storico è da escludere che il termine “omosessuale” abbia conservato un significato intrinsecamente offensivo come, forse, poteva ritenersi in un passato nemmeno tanto remoto. Questa parola – diversamente da altri “appellativi” che invece mantengono un carattere “denigratorio” è entrata nell’uso corrente e attiene alle “preferenze sessuali dell’individuo”, assumendo di per sé “un carattere neutro” e per questo non è lesiva della reputazione di nessuno, anche nel caso in cui sia rivolta a una persona eterosessuale.
Parole importanti che attestano semplicemente una cosa evidente a tutti: la cultura di questo Paese è cambiata.
La distinzione che è scritta nella sentenza è fondamentale. L’omosessualità è un termine neutro nel suo valore, che semplicemente si riferisce alle preferenze sessuali che le persone possono avere. Parola a carattere neutro, che, nella percezione sociale odierna, non può più essere denigratoria e offensiva per nessuno. Cosa diversa per gli altri appellativi, che rimangono denigratori e dunque offensivi e lesivi, non perchè rimandano all’omosessualità in sè, ma perchè la esprimono con valore volutamente spregiativo. Appellativi denigratori che a questo punto attendono a maggior ragione di essere sanzionati con la giusta severità da una efficace legge contro l’omofobia. Legge la cui mancanza diventa sempre più evidente e insostenibile giorno dopo giorno.
Quello definito dalla Corte è un cambiamento culturale importante, dovuto indubbiamente alla maggior esposizione con cui gli omosessuali vivono normalmente la loro vita, anche grazie all’introduzione del nuovo istituto giuridico delle Unioni Civili. Un cambiamento inevitabile, perchè sarebbe stato paradossale che dopo averle riconosciuto un valore sociale di relazione, ufficiale e pubblico, lo Stato avesse continuato a ritenere l’omosessualità come un insulto lesivo per la reputazione di qualcuno.
Aggiungo solo una nota personale. Alla lettura di questa sentenza mi sono emozionato, perchè l’aspettavo da tanto. L’aspettavamo da tanto. Da oggi, per questo Paese io non sono più un insulto. Essere come sono io, non può essere più considerato un insulto. Per nessuno. E ieri… beh, mi sembra semplicemente impensabile, che ieri non fosse già così. Spero anche a voi.