Sorry guys—this time it’s women only. Proprio così e a dirlo è la Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences (KNAW). All’interno dell’Accademia l’87% dei 556 membri è un uomo? Risolvono il problema indicendo un paio di selezioni riservate alle donne: 10 membri nel 2017 e 6 nel 2018. Una discriminazione contro gli uomini? Non proprio. Le selezioni che avvengono ogni tre anni si terranno con le solite regole “miste”. Le due riservate a sole donne sono un di più, aggiuntive per colmare un gap di genere.
Negli ambienti accademici è stato letto come una decisione audace, mai presa da altre istituzion, per cercare di risolvere il problema della sottorappresentazione femminile. Non mancano i pareri contrari e peraltro non degli uomini come ci si aspetterebbe. “Non penso che si dovrebbe fare” ha commentato con la rivista Science Marcia McNutt, geofisica e prima presidente donna della U.S. National Academy of Sciences (NAS) in Washington, D.C., aggiungendo: “Ci sarà chi potrà pensare che le donne scelte in queste occasioni, non hanno gli stessi standard degli uomini membri dell’Accademia o anche delle donne scelte attraverso il regolare processo di selezione”. Il presidente della KNAW, José van Dijck, su questo fuga ogni dubbio in anticipo assicurando che il processo di selezione sarà rigoroso come sempre. Le elezioni straordinarie, peraltro, sono state proposte da due uomini membri dell’Accademia e approvate con il 73% dei voti. Quindi in larga maggioranza e visti i numeri, si può dire con larga maggioranza maschile.
Le percentuali olandesi non sono affatto un unicum nel mondo accademico scientifico. Anzi, sono addirittura superiori alla’Accademia nazionale tedesca, che conta solo il 10% di donne, e a quella britannica, che vede la rappresentanza femminile inchiodata al 6%. Virtuosa, invece, l’accademia cubana, che guida la classifica con il 27% di donne, secondo uno studio condotto dall’Accademia del Sud Africa, che ha censito i dati a livello mondiale: Women for Science: Inclusion and Participation in Academies of Science.
Certo dirsi d’accordo o meno con la misura estre,a adottata è complesso quando non si conoscono le ragioni di tali percentuali. Se alla base la percentuale di donne laureate nelle materie scientifiche è molto bassa, è difficile che poi si abbia una presenza cospicua a livelli più alti della piramide. E in questo caso sì che le selezioni riservate alle donne rischiano di avere una qualità inferiore. I problemi, però, potrebbero essere nei criteri di selezione. In Banca d’Italia, ad esempio, hanno rivisto i criteri di selezione perché era stato dimostrato che fossero negativi per le donne: dare un punteggio negativo a domanda non risposta e meno negativo a risposta errata favoriva gli uomini, perché dai test emergeva come questi ultimi di fronte a una domanda a cui non sapevano rispondere azzardavano più spesso una risposta. Avendo in questo modo, comunque, una percentuale di probabilità di indovinare o nel caso errato di essere penalizzati meno di una risposta mancante. Le donne, invece, quando non sapevano una risposta non “tiravano ad indovinare” e quindi si assumevano la penalizzazione maggiore. Cambiati i criteri di giudizio sono cambiate anche le percentuali di genere fra chi passava il test. Sarebbe, quindi, da analizzare il criterio di selezione prima di ricorrere a corsie preferenziali per le donne.
Azioni positive sì, ma se si ha la necessità di una forzatura per agevolare un cambiamento culturale. Non a priori, perché nessuna di noi vuole essere un panda.