“Credo di essere stata uno dei presidenti più silenti”, così si autodefinisce Silvia della Monica, vicepresidente (ed ex presidente) della Commissione Adozioni Internazionali. E finalmente, il 12 ottobre scorso, ha rotto il silenzio, ed è stato un fiume in piena, spiegando per circa due ore il proprio operato di due anni e mezzo davanti alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullo stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di adozioni e affido. E per motivare il suo silenzio di questi anni ha aggiunto: “sistematicamente da due anni subisco un’aggressione da parte di alcuni enti, che ho tollerato, non perché non volessi far rispettare la Commissione, ma perché avevo un compito molto importante da portare avanti: risolvere il problema delle adozioni in Repubblica Democratica del Congo”.
L’intervento era molto atteso dal mondo delle adozioni, perché parecchi sono i punti su cui da mesi si dibatte, e su cui si inseguono voci contradditorie, come abbiamo avuto modo di riportare anche noi di Alley Oop.
E infatti, per la vicepresidente, questa è stata “un’occasione per fare chiarezza rispetto a tutta una serie di notizie e di affermazioni non corrette che sono state veicolate in più sedi, anche autorevoli, in maniera strumentale con l’esclusivo obiettivo di legittimare”. Annuncia anche di avere “già depositato delle querele nelle sedi opportune” e di avere “dato mandato agli avvocati al fine di difendere il buon nome della Commissione e di chi ne è stato protagonista per delega di funzioni”: “desidero sia fatta chiarezza perché ci sono situazioni letteralmente inaccettabili”.
E proprio sulla questione del Congo Silvia della Monica è tornata più volte durante l’audizione, definendola un successo: “l’Italia è l’unica fra tutti i paesi interessati ad aver portato a casa tutti i bambini e prima di tutti gli altri paesi”. E per rispondere alle polemiche che avevano accompagnato le modalità di arrivo in Italia dei bambini, ha precisato che: “Non è stata una scelta dell’Italia portarli in quel determinato modo e in numero determinato, ma è quello che ci ha chiesto di fare l’autorità del Congo e noi lo abbiamo fatto per poter portare a casa tutti i bambini. … Sicuramente in condizioni normali la cosa più auspicabile è che i genitori vadano nel Paese estero a prendere i propri figli”, “tutto questo non era possibile perché le autorità del Congo lo ritenevano una cosa rischiosa”.
Per quanto riguardconcerne le pesanti accuse sollevate dall’inchiesta dell’Espresso su presunti illeciti riguardanti lo stato di adottabilità di alcuni bambini congolesi, Della Monica ha detto che il settimanale “riporta fatti gravissimi di cui la Commissione è pienamente consapevole”.
“Sin dal maggio 2014, mentre arrivavano i primi 31 bambini dal Congo”, la Commissione aveva ricevuto una “denuncia da parte di famiglie interessate per fatti gravissimi … che rischiava di coinvolgere tutte le adozioni in Congo”. “La commissione ha preso in carico 50 procedure adottive in RDC, tutte le famiglie hanno revocato l’incarico all’ente e hanno chiesto di essere tutelate dal governo italiano. Tutte hanno diffidato l’ente, che hanno revocato, l’ente AIBI, dall’interferire nelle loro procedure adottive…”. E aggiunge: “Mentre la Commissione lavorava per risolvere la situazione, altri hanno lavorato per impedire una felice soluzione utilizzando a tal fine qualsiasi mezzo”.
Secondo Silvia della Monica, esiste inoltre all’interno della Commissione Adozioni Internazionali la “questione delicatissima della presenza di un conflitto di interessi in un organo di vigilanza e controllo”. Gli enti autorizzati, sottoposti alla vigilanza della Commissione, non possono per legge fare parte della Commissione stessa, ma “la presenza nell’ambito della Commissione di alcuni rappresentanti degli enti in modo surrettizio crea un problema di legittimità nelle delibere”. “Nella commissione siedono controllori e controllati”. Questo per la vicepresidente è il motivo per cui la Commissione non si riunisce in forma collegiale dal giugno 2014, spiega infatti: “la non riunione della Commissione in una situazione di conclamato conflitto di interessi è stato il più significativo atto di rispetto della piena legittimità di azione di tale organo”.
La vicepresidente ha dichiarato che il lavoro è andato comunque avanti in questi anni, sia nel segno del rispetto della legalità (ha parlato di “cammino della legalità”), sia stringendo nuovi accordi internazionali.
C’è stata, a tal proposito, una ripresa di “eccellenti relazioni” con la Bielorussia, che aveva chiuso le adozioni con l’Italia nel 2008. E attualmente sarebbero “in corso 130 adozioni di minori bielorussi.”
Ha annunciato, inoltre, che sono stati avviati nuovi accordi bilaterali con Burundi, Cambogia, Mongolia, Cile, Benin, Nigeria e proposte per accordi bilaterali con India, Colombia, Messico, Lituania, Bolivia e Haiti.
Per quanto riguarda la spinosa questione dei rimborsi per le famiglie adottive fermi alle adozioni concluse nel 2011, ha precisato: “la Commissione non è centro di spesa, ma dipende da un’autorità che gestisce la spesa e l’effettiva erogazione”. I fondi sono stati stanziati ma c’è un problema di gestione. Secondo Silvia della Monica “questo sistema dei rimborsi dovrebbe essere superato per un sistema più solidale. Un bonus ancorato al reddito”.
Sulla questione del rapporto annuale delle adozioni internazionali, fermo alle adozioni del 2013, per Silvia della Monica la pubblicazione dei dati sulle adozioni non: “è un obbligo, ma risponde a una prassi di scambio di informazione in sede internazionale”. Per la vicepresidente il rapporto dovrebbe essere “a carattere biennale per uno studio approfondito, perché abbia un valore almeno comparativo per orientare le politiche della commissione.”
Tante le questioni emerse che richiedono una risposta urgente a livello politico. Se l’Italia, nonostante il calo a livello globale delle adozioni, si mantiene ancora un paese accogliente, assestandosi al secondo posto a livello mondiale dopo gli Stati Uniti, ci si chiede cosa si stia aspettando per fare chiarezza. Ora che sono arrivati tutti i bambini dal Congo, come mai non sono stati presi provvedimenti di sospensione contro l’ente o gli enti per salvaguardare anche le altre coppie che hanno dato loro mandato?
E se un conflitto di interessi esiste all’interno della Commissione, cosa si aspetta a risolverlo di modo che questo importante organo possa riprendere a funzionare anche in modo collegiale coinvolgendo tutti i membri previsti? Stiamo parlando di due anni, non di mesi. Sulla questione rimborsi, nulla è dato sapere sulle tempistiche. Le famiglie aspettano una risposta ormai da 5 anni.