La mia è una famiglia multietnica. E anche multicolor. Ma ad essere colorate non sono le mie figlie, di origine etiope, come a prima vista potrebbe sembrare a un osservatore frettoloso… Le bambine, appena arrivate in Italia, amavano scrutare con interesse quasi scientifico, il dorso della mia mano, che fino a quel momento, se qualcuno me lo avesse chiesto, avrei definito superficialmente “bianca”. Ma quanto mi sbagliavo, evidentemente non avevo mai guardato con attenzione…
“Mamma, tu sei… un po’ gialla, un po’ verde, e un po’ rossa”, mi dicevano.
“Beh, quella che si dice una gran gnocca”, pensavo tra me e me.
“Sì, guarda qua”, mi spiegavano imperterrite. “Qui sei verde (le vene), qui rossa (quelle piccolissime macchioline che si formano a causa della circolazione sanguigna) e qui gialla (in effetti il mio incarnato si avvicina più al giallognolo se proprio dovessi scegliere un colore).
“Io invece sono beige”, affermava mia figlia minore, un po’ più chiara della maggiore, che invece si autodefiniva marrone.
Bianchi, neri, gialli… La convenzione linguistica ci spinge a utilizzare divisioni per grosse aree cromatiche per definire ed etichettare, in base al colore della pelle, le persone delle varie etnie. È indubbio che delle differenze cromatiche ci siano tra la pelle dei vari individui che popolano il nostro pianeta. Una grande lezione che ho imparato dalle mie figlie è però la relatività e l’arbitrarietà di questi colori. Da quando loro sono entrate nella mia vita, le lenti degli occhiali attraverso cui guardo il mondo hanno sicuramente cambiato colore. Anzi, sono diventate caleidoscopiche, tanto che faccio fatica ormai a definire il colore della pelle di qualcuno. Fosse anche la mia! Ma ce n’è poi davvero bisogno? Non ho mai badato molto al colore della pelle, ma loro mi hanno insegnato a guardare dentro e oltre le definizioni e a cogliere la varietà delle piccole sfumature, per vedere davvero la ricchezza della diversità che ognuno di noi porta con sé.
L’espressione “persone di colore” si adatta perfettamente a tutti gli individui in questa loro visione del mondo in cui tutte le persone sono colorate. Tutti abbiamo un colore (o più di uno, come nel mio caso!) ma non è quello che la convenzione ci impone… Il mondo in bianco e nero per loro non esiste, al massimo, la divisione è tra persone rosa e persone marroni. Ma anche tra i due estremi le sfumature sono migliaia.
In un mondo in cui ancora purtroppo si muore ancora a causa del colore della pelle, tutti dovremmo inforcare questi occhiali colorati e mettere profondamente in discussione il linguaggio che usiamo quotidianamente per chiamare ed etichettare l’altro.