La fine del matrimonio di Angelina Jolie e Brad Pitt è una buona notizia. Non per loro: se sia buona o cattiva per loro non lo sappiamo e non ci riguarda, ma per tutti noi. Potrebbe finalmente rendere la separazione qualcosa di “cool”. Si perché, nonostante migliaia, milioni di coppie si siano già separate, farlo è ancora oggi considerato un fallimento. Sotto sotto – ma neanche tanto – si pensa che la separazione sia la “giusta” punizione per errori commessi dall’uno o dall’altra. E, in ogni caso, che non sia la fine corretta di un rapporto: un matrimonio dovrebbe durare per sempre.
Incredibilmente, in mezzo a rivoluzioni culturali che hanno toccato quasi ogni nostra abitudine, l’idea che l’amore sia vero e giusto solo se dura per sempre è rimasta intatta. Il matrimonio è ancora oggi un contratto che nasce per durare fino alla morte. Romperlo è possibile, ma si tratta appunto di questo: della soluzione anticipata di qualcosa che non dovrebbe finire.
Il Quartz commenta che questa idea poteva avere un senso quando la vita era più breve (ai tempi delle colonie “finchè morte non ci separi” voleva dire in media 12 anni), oppure quando le donne facilmente morivano di parto e quindi l’uomo si risposava; o, anche, quando l’accordo prevedeva una dipendenza economica della donna dall’uomo, quindi il matrimonio era per lei una questione di sopravvivenza materiale.Ma oggi, che quasi un matrimonio su due finisce in separazione, come mai carichiamo ancora questo contratto del peso di un’aspettativa eterna?
“Non mi sono mai fidanzata proprio perché ho visto subito che quelli che mi piacevano nel tempo “t”, per esempio all’asilo, nel tempo t+1 non mi piacevano più: ero cambiata io oppure loro. Quindi mi dicevo: impossibile che duri “per sempre”, tanto vale non provarci nemmeno” ha commentato la studiosa di economia Luisa Rosti, che insegna all’Università degli Studi di Pavia.
Già nell’800 Goethe nelle “Affinità elettive” e E.D. Cope nel “The marriage problem” proponevamo un matrimonio a tempo: contratti rinnovabili di 5 o 10 anni. Anche i legislatori, in particolare le legislatrici, nel 20° secolo hanno fatto dei tentativi: nel 1971, nel Maryland, Lena King Lee propose la “Legge di Rinnovo Contrattuale del Matrimonio”, che avrebbe consentito alle coppie di decidere ogni tre anni se annullare o rinnovare il matrimonio; nel 2007 in Germania girava una proposta per un contratto a 7 anni; nel 2010 un gruppo di donne nelle Filippine propose un contratto maritale a 10 anni.
Eppure nulla è cambiato, e ancora oggi ci congratuliamo con chi “riesce a farlo durare”: contiamo gli anni, festeggiamo i decenni, facciamo della durata di per sé un obiettivo, a prescindere da quanta condivisione e quante affinità ci siano ancora nella coppia. Magari non si fa più l’amore ma, se resistiamo insieme finchè moriamo, sarà comunque stato un successo!