La pubblicità spesso coglie lo spirito del tempo meglio di altre espressioni culturali, forse perché ha come obiettivo quello di vendere, non saprei dire. Non racconta il presente, ma lo interpreta per renderlo plausibile e desiderabile. Forse narra il desiderio, il nostro desiderio.
Pochi giorni fa, facendo alcune ricerche su youtube, sono caduto preda di una sorta di macchina del tempo. Due spot della stessa azienda, uno degli anni ’80, l’altro del 2016, entrambi che interpretano il rapporto fra un padre e una figlia. In qualche modo, in poco più di due minuti, ho viaggiato fra le aspirazioni che erano di mio padre e le mie di adesso, trovandole entrambe plausibili e rassicuranti. Nato negli anni ’70 e divenuto padre negli anni ’10 del duemila, rappresento quella covata che cerca conforto nel passato, perché in questi nostri tempi liquidi si muove da perenne principiante.
Qui sotto trovate i due video, meravigliosi entrambi. Sono la parabola di una generazione che si sta affrancando dal paternalismo per abbracciare la paternità. Non è poco.