Sono un milione e 300mila, rappresentano oltre un quinto dell’imprenditoria italiana, sono aumentate malgrado la crisi, danno lavoro a oltre 3 milioni di persone. E’ la fotografia delle imprese femminili secondo il 3° Rapporto Nazionale “Impresa in genere”, realizzato nell’ambito della collaborazione tra Unioncamere, Ministero dello Sviluppo Economico e Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento per le Pari Opportunità. Principale fonte dell’indagine è il Registro delle imprese delle Camere di commercio.
Tra il 2010 e il 2015, le imprese femminili in più sono 35mila. Il loro aumento rappresenta il 65% dell’incremento complessivo dell’intero tessuto imprenditoriale italiano (+53mila imprese) nello stesso periodo e delinea un tasso di crescita del 3,1% a fronte del +0,5% degli imprenditori uomini). La maggiore velocità di espansione delle imprese guidate da donne, rispetto a quelle maschili, si riscontra in tutte le aree del paese: Nord-Ovest (+3,4 contro -0,5%), Nord-Est (+2,6 contro -2,6%), Centro (+6,3 contro +4%), Meridione (+1,4 contro +0,8%).
La maggioranza delle imprese guidate da donne si concentra nel settore dei servizi, dove operano circa i due terzi e nel settore primario (agricoltura, silvicoltura e pesca), in cui si concentra quasi il 17% delle imprese femminili contro solo poco più dell’11% di quelle maschili. I trend però segnalano una crescita delle imprese femminili legate al mondo digitale, dove sono aumentate del 9,5% contro il +3% del totale, e nelle startup innovative, dove in cinque anni sono passate dal 9,1% del totale al 15,4%. Tra le attività maggiormente diffuse, la produzione di software e consulenza informatica, ricerca e sviluppo e fornitura di servizi di ICT.
Quasi 14 imprese femminili su 100 sono guidate infatti da under 35 e mediamente di piccole di dimensioni ( 2,2 gli addetti medi per impresa).