Da archeologa ad analista di big data. Il mio punto di forza? Una laurea “debole”

imageArcheologa per passione e studi e oggi assunta a tempo indeterminato in una importante società il cui core business sono i big data. Punto di svolta per Marialuisa Barachetti, 27 anni, è stata la partecipazione alla “Palestra delle professioni digitali”, progetto promosso dall’Associazione Prospera in collaborazione con Accenture Italia e Fondazione Italiana Accenture. Si tratta di un percorso formativo gratuito, della durata di circa quattro settimane,  che ha l’obiettivo di indirizzare alle professioni digitali giovani disoccupati o inoccupati laureati prevalentemente in materie umanistiche, con l’obiettivo di trovare loro lavoro nell’ambito del digital marketing. Fino ad oggi il progetto ha formato 232 giovani, di cui la maggioranza donne (64% donne). Di questi oltre il 70% ha trovato lavoro a tre mesi dalla fine del percorso formativo.

Barachetti, originaria della provincia di Bergamo, si è laureata al corso di laurea triennale in Scienze dei Beni culturali di Milano e poi ha conseguito la laurea magistrale in Archeologica e Culture del mondo antico a Bologna.  Ha lavorato in Italia e in Oman, assunta dal ministero dei Beni Culturali del paese, e ha preparato la tesi della magistrale tra Siria e Turchia, discutendola a marzo 2015. “Volevo continuare nella archeologia di ricerca ma l’ambito universitario non mi permetteva di portare avanti la mia attività così come avrei voluto – spiega -. Un giorno ho ricevuto dall’università di Bologna una mail informativa sulla Palestra Digitale di Accenture. Ho pensato che sarebbe stata una buona occasione per acquisire conoscenze nuove e spendibili sul mercato del lavoro. Ho passato la selezione e ho iniziato un percorso che mi ha portato al colloquio con Weborama, che mi ha assunto a tempo indeterminato”.

Quali sono i punti di forza di chi si è laureato in facoltà umanistiche? “La forma mentale che si costruisce quando, come spesso capita a chi studia materie letterarie, ti trovi da solo a organizzare una grande mole di lavoro a dover risolvere problemi, come quelli legati alla programmazione degli esami. Mi sono resa conto che questa autonomia mi ha permesso di sviluppare soft skill che sono utilissime nel mondo del lavoro”.

E i punti di debolezza? “Sono legati più a come le lauree umanistiche vengono comunicate, anche dai media, che a una debolezza sostanziale. Ai giovani studenti di facoltà come la mia vorrei dire di non lasciarsi scoraggiare e di coltivare la complessità di pensiero che gli studi umanistici forgiano. E’ quello che si trasforma in una marcia in più nel mondo del lavoro, sia che si debbano analizzare resti di ossa che big data”.