Mi chiamo Graziano e faccio il calciatore. Oddio dovrei dire che lo facevo, ragazzo, visto che tu mi vedi piegato in due a pelar patate nella stiva di questo mercantile. Lo facevo fino al 2 luglio 2016.
Ma di sicuro mi hai riconosciuto. Come dici? Non segui il calcio? Allora vieni da un paese dove non si gioca a pallone. Ah, sei del Galles, e tua madre era islandese. Maledizione. Senti, però ho giocato anche in Gran Bretagna quando ancora faceva parte dell’Europa, devi per forza ricordarti di me. Ah, dici di no.
Però, basta che mi guardi in faccia e capisci che come calciatore avevo un problema. Sono bello, ho ‘sta ghigna da attore americano degli anni ’60, un po’ Clark Gable ma senza orecchie a sventola, o un po’ Cary Grant ma senza fossetta. Come dici? Che l’unico Clark che ti ricordo è Clark Kent? E chi è? Ah, Superman prima di diventare Superman. Forse perché mi vedi adesso, che qua in cambusa fa un caldo che si schiatta e non ho il tempo di curare il ciuffo, ma se mi metto un po’ così, e così, ecco, chi ti sembro? Ancora Clark Kent, ma senza occhiali. Ok, non importa, andiamo avanti. Perché essere belli è un problema? Perché tutti guardano solo quello e non come giochi, così dopo una carriera promettentissima, mi devi credere, tra Lecce, Catania, Crotone e Cesena, nel 2007 sono andato a giocare in uno squadrone olandese, l’AZ Alkmaar, come mai sentito? Fa la serie A in Olanda. E ho segnato anche 14 gol in quattro anni! Così si sono accorti di me in Italia, e 2011 e 2012 sono tornato, Parma e Sampdoria, tanta panca e poco campo, tutta colpa della mia bellezza. C’è tanta invidia, in Italia. Quanto sono bravo l’ho dimostrato quando sono tornato in Olanda, al Feyenoord, questo devi conoscerlo, ho fatto 50 gol in 57 partite, parliamone, e così sono arrivato al Southampton, mi chiamavano Italian Goal Machine. Devo aggiungere altro?
Avevo anche un altro problema, come calciatore. Il mio cognome. Vedi, io mi chiamo come il più grande calciatore di tutti i tempi, solo con una consonante raddoppiata. Come dici? Maradona? No, quell’altro. E… no, non mi chiamo Maradonna.
Ma nella vita capita di vivere secondi in cui puoi scrollarti di dosso tutti i tuoi problemi. Io quei secondi li ho vissuti durante gli europei di calcio del 2016. Eravamo una nazionale sgarrupata, però giocavamo massicci e incazzati, le abbiamo suonate al Belgio, addirittura alla Spagna, io segnavo tanto, ben 2 gol, così avevo raggiunto i 7 in azzurro, come Quagliarella, Chiesa e Schillaci, mica gente qualunque. Comunque abbiamo raggiunto i quarti di finale, contro la Germania. Loro erano i campioni del mondo, noi destinati a perdere, e siamo riusciti a portarli ai rigori.
Vedi, per una serie di ragioni, in campo non avevamo rigoristi. Pensa che uno, durante i novanta minuti, abbiamo dovuto farlo tirare a Bonucci, che tu non sai chi è, ma… ah, lo conosci. Allora perché non conoscevi me? Vabbé, andiamo avanti. Insomma, io non mi tiro di certo indietro e quando vado dal dischetto, le cose si son messe molto bene per noi. Siamo in vantaggio di un rigore, 2-1 dopo tre tiri per squadra. Se segno io, andiamo avanti di due.
Ed è lì che mi viene in mente la genialata. Il portiere della Germania, Neuer, era uno… ah, non serve che ti dica niente, lo conosci, uno che aveva già vinto tutto anche se aveva un anno meno di me, vabbé ma solo perché non aveva un ciuffo come il mio, credimi. Quello lo avrebbe penalizzato da matti. Comunque ho Neuer davanti, ma io vedo solo Totti e Pirlo. Si parla ancora del rigore tirato da Totti nel 2000 contro il portiere dell’Olanda, anche in Olanda se ne parla, ho ancora degli amici lì, ed era una semifinale degli Europei. Anche Pirlo, contro l’Inghilterra, nel 2012, ai quarti degli Europei. Come me.
Ecco l’ideona, quella che mi farà consacrare. Ho le telecamere di tutto il mondo addosso, e glielo dico. Io, Graziano Pellé, dico a Manuel Neuer che gli farò il cucchiaio. Solo che non conosco una parola di tedesco, e poi mi devono vedere in tutto il mondo. Per cui glielo mimo. E gli sorrido.
Un secondo per prendere la rincorsa e calciare.
E adesso sono qui a pelar patate.