La Cassazione dice sì alla stepchild adoption: i numeri italiani e gli esempi europei

adozione3La Corte di Cassazione ha confermato la possibilità, in casi particolari, di dare in adozione il figlio al compagno stabilmente convivente. La prima sezione civile con la sentenza 12962 depositata oggi ha respinto il ricorso del procuratore generale e ha confermato la sentenza della Corte di appello di Roma, con la quale è stata accolta la domanda di adozione di una minore proposta dalla partner della madre con questa stabilmente convivente. La Corte ha affermato che tale adozione “non determina in astratto un conflitto di interessi tra genitore biologico e il minore adottando, ma richiede che l’eventuale conflitto sia accertato in concreto dal giudice”. I giudici di legittimità hanno inoltre precisato che tale adozione “prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa sempreché, alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi il preminente interesse del minore”.

Lo stralcio della stepchild adoption dalla legge sulle unioni civili (l’articolo 5 della Cirinnà), entrata in vigore il 5 giugno scorso, viene quindi rimessa in qualche modo in discussione. Dopo il pronunciamento della Cassazione, infatti, potrebbero essere centinaia i casi che si rivolgeranno ai giudici per vedere riconosciuto il diritto all’adozione. Sarebbe, quindi, più opportuno che una norma fosse approvata dal Parlamento, per non lasciare al potere giudiziario ampia discrezionalità caso per caso. Un’analisi più attenta di quanto potrà accadere ora arriverà nelle prossime ore dai giuristi. Intanto le famiglie “di fatto” continuano la loro quotidianità.

Ma quali sono i numeri in Italia? Durante la discussione della legge Cirinné in Parlamento era stata fatta qualche stima dall’agenzia Redattore Sociale: secondo i dati Istat del censijmento 2011 i casi sarebbero 529, pari cioè al numero di coppie dello stesso sesso con figli tra le 7.513 conviventi. Il numero viene calcolato sottraendo ai 16 milioni 648 mila nuclei familiari in Italia quelli monogenitoriali (2 milioni 651mila); dei 13 milioni 997mila restanti la quasi totalità, cioè 13 milioni 990mila, hanno dichiarato di essere eterosessuali. C’è da capire, ora, se andrà crescendo il numero di coppie omosessuali che decideranno di avere figli all’estero con la fecondazione assistita o la madre surrogata (nelle nazioni in cui è consentito) per poi tornare e far adottare il figlio dal convivente.

Ma in quali Paesi europei è già legge la stepchild adoption? Neanche a dirlo, nei Paesi del Nord Europa, dall’Olanda (dal 2001) alla Svezia (dal 2003), dal Belgio alla Norvegia alla Danimarca (2006). Nei Paesi anglosassoni, la Gran Bretagna ha approvato nel 2002 l’Adoption and children Act, mentre in Irlanda la Children and family Relationship Bill è in vigore dallo scorso anno. La Germania prevede la stepchild adoption dal 2005, mentre l’Austri lo scorso anno ha fatto un ulteriore passo avanti e prevede l’adozione congiunta per le coppie gay. In Francia l’adozione di bambini da parte di coppie gay è legale dal maggio 2013. Non solo, anche fra i Paesi più a sud la norma si è andata affermando: in Spagna dal 2005 per le coppie gay possono adottare figli (così come i single omo ed etero), mentre in Portogallo proprio lo scorso anno è stata approvata l’adozione per le coppie omosessuali.

E l’Italia? Fa il paio con Svizzera, Ungheria, Repubblica Ceca e Grecia. Almeno per ora.