Le aziende multiculturali sono più competitive

Treviso, anno 1989: al governo c’è dal 1946 la Dc quando il movimento gay e transessuali nazionale chiede di tenere in città il suo quinto congresso. La risposta è negativa, e il rappresentante del movimento lancia un appello: ” Chiediamo alle donne democristiane quella solidarietà che un sindaco maschilista ci ha negato e ricordiamo a tutti che trans, omosessuali, travestiti e prostitute esistono anche nelle persone di diversa ideologia politica e umana dalla nostra».
Sono passati quasi 30 anni. La stessa città si prepara ad ospitare il Treviso Pride, 5mila persone attese il 18 giugno. Ma l’intolleranza è la stessa: l’azienda Astoria, main sponsor, astoriariceve offese e minacce,  posta i messaggi su Facebook e al social affida la propria risposta: “Condividiamo questa lettera che ci è arrivata in azienda, per ribadire, a chi non l’avesse capito, che in Astoria non dividiamo il mondo in “normali” o “particolari”, ma in singole persone,  con nome e cognome, da rispettare sempre e comunque anche quando hanno comportamenti, colore, cultura diversi dalla nostra. Quindi, signori “normali”, passate a trovarci, a visitare la cantina e a conoscerci di persona, sarete benvenuti anche voi!”.

E poi, 30 anni dopo, ci sono le donne, in una risposta ideale a quell’appello lontano (ma non così tanto). “Le aziende multiculturali sono più competitive. Dunque, va favorita la multiculturalità in azienda” si legge nel comunicato diffuso alla vigilia del Treviso Pride 2016, firmato dalle imprenditrici di CNA e Confartigianato.

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Catia Olivetto

Siamo convinte sia che un’azienda multiculturale promuove più ricchezza in termini di potenziale umano rispetto ad un’azienda monoculturale sia che il tema dello sviluppo coincida con quello dell’inclusione relazionale di tutte le persone e di tutti i popoli nell’unica famiglia umana, che si costruisce nella solidarietà sulla base dei fondamentali valori della giustizia e della pace, per questo ci impegniamo a creare opportunità per tutti gli individui di maturare e far evolvere la propria personale identità – scrivono Rosy Silvestrini, presidente di CNA Impresa Donna, Barbara Barbon, presidente di Confartigianato Marca Impresa di Treviso, e Catia Olivetto, componente del Comitato per l’Imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Treviso-Belluno – È quindi fondamentale ricordare quanto sia importante e necessario il rispetto dei diritti civili che, se riconosciuti, evitano azioni e/o situazioni di discriminazione ed emarginazione non solo in ambito sociale ma anche nel mondo del lavoro (come affermato dall’art. 4 della Costituzione). Il rispetto di quanto sopra affermato assicura così pari opportunità a tutti di esprimersi in libertà in ogni contesto, vivere serenamente e consapevolmente la propria scelta di vita”.

Il documento nasce per “porre l’attenzione sullo sviluppo di azioni volte a sensibilizzare, promuovere e sostenere, attraverso le proprie aziende associate, il rispetto dei diritti civili, diritti di cui godono tutti i cittadini e che sono riconosciuti dall’ordinamento giuridico come fondamentali, inviolabili e irrinunciabili, in quanto assicurano all’individuo la possibilità di realizzare pienamente se stesso (art. 3 della Costituzione)”.

Catia Olivetto, componente del Comitato per l’Imprenditoria femminile della Camera di Commercio, è titolare di Pasticceria Ducale a Ponte della Priula, in provincia di Treviso. «Ho promosso e sottoscritto il documento perché sono fermamente convinta che la diversità sia un valore, nella società e in azienda. È questo un fatto chiaro, suffragato anche da studi autorevoli, eppure non ancora largamente condiviso. A livello di pancia, a molte persone, tutto ciò che si discosta dalla norma, e dunque viene percepito come diverso, dà fastidio, fa paura. E così finisce che le persone “diverse” siano ancora additate, discriminate, non adeguatamente valorizzate, e che di fatto a livello lavorativo non abbiano le stesse opportunità degli altri. Prendere posizione ora significa ricordare che la nostra Costituzione sancisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale” e che “la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro”. Tutti i cittadini, appunto. Senza distinzioni di sesso, razza e religione».