“La Pirelli, con l’ingresso dei russi di LTI e dei cinesi ChemChina nell’azionariato, consolida il suo dna di società globale e aperta.. Nel consiglio di amministrazione parliamo quattro lingue: italiano, cinese, russo e inglese. Si hanno seduti attorno allo stesso tavolo persone di lingua, cultura e modo di costruire il pensiero diversi”. Anna Chiara Svelto, classe 1968, del cda Pirelli è segretario, oltre ad essere direttore affari societari e compliance della società, e come consigliere siede nel board di Enel. Due esperienze rilevanti in questo momento economico e finanziario in Italia, tanto che è stata invitata a intervenire all’Icgn Frankfurt Conference in Deutsche Borse a inizio marzo. “Come segretario del board ho il compito di preparare tutta la documentazione per le riunioni nel modo più efficiente possibile. La complessità aiuta a essere più concisi e precisi. Inoltre abbiamo la possibilità di lavorare a contatto con gli apparati che stanno dietro ciascun consigliere. E’ un ruolo operativo con cui realizzi la sostanza”.
Cosa c’è di diverso in Enel?
Per me ora vuol dire passare da una società assolutamente privata a un gruppo che opera in un mercato in piena evoluzione a seguito della liberazazione del mercato dell’energia. Enel ha una struttura tradizionale con un management che ha una visione del futuro e lo dimostra la diversificazione sia geografica sia industriale della società. Si tratta di un gruppo in evoluzione continua, cosa che ha in comune con Pirelli, soprattutto per l’innovazione e la tecnologia.
Come cambia il ruolo se si partecipa ad un board come consigliere indipendente?
Come consigliere indipendente ti spogli del tuo ruolo di manager e cambi pelle rispetto alla tua professione. L’importante è non fare il tecnico nel cda in cui si siede, perché si ha un altro ruolo. Non devi più gestire, devi supervisionare. Non devi più guardare se il singolo atto gestionale è corretto, ma devi guardare allo sviluppo della gestione e se i processi in atto sono corretti.
Riesci a stare al tuo posto?
Se vuol dire non fare il lavoro del segretario del cda Enel, sì. Se, invece, vuol dire non dire quello che effettivamente penso perché può essere controproducente per il mio futuro professionale, no.
In cosa potrebbe migliorare la corporate governance italiana?
E’ necessario un salto ulteriore della governance soprattutto rispetto a certi temi come l’incentivazione del management, la strategia, la cyber security e l’innovazione. Sono temi che nei board andrebbero approfonditi.
Che Italia vuoi lasciare ai tuoi figli?
Un Paese più aperto al diverso e al cambiamento. Ora vedo un Italia che guarda al suo ombelico. I giovani scappano e io vorrei che i miei figli, anche dopo esperienze all’estero, vogliano tornare. Proprio per questo abbiamo scelto scuole pubbliche per la loro formazione. Inoltre vorrei un’Italia con una maggiore apertura mentale e meritocratica.
Riesci a essere meritocratica nelle tue scelte di manager?
Il fatto di essere “schiena dritta” per me è un valore. Sì sono meritocratica, ma ho anche la fortuna di non avere pressioni.
Cosa ti fa alzare la mattina?
La passione per la mia famiglia, per il mio lavoro e per la zumba.
Cosa ti incuriosisce?
Mi interessa il genere umano, dal tassista a chi mi fa il caffé, ai consiglieri dei board. Mi piace indagare l’animo umano e poi credo sia anche utile al mio lavoro.
Come gestisci la rabbia?
Respiro, rifletto, divento rossa e cerco di farmela passare. A volte non ci riesco e scoppio. Apprezzo molto chi ha l’intelligenza di dire “ho sbagliato” e cerco di farlo. Non trovo sia una debolezza, penso piuttosto sia segno di forza.
Un consiglio a un giovane che vuole fare la tua carriera?
Di dimenticare la guerra con i soldatini, le gare a chi era più veloce tra i compagni insomma il testosterone : non si deve arrivare primi si deve fare gioco di squadra e (metafora che piacerà tanto a loro) soprattutto va bene anche se a far goal non sei proprio tu ma uno della tua squadra.