Che primavera, quella del 1946. Delle allora 21enni, oggi ne rimangono poche. Ma quelle poche probabilmente se lo ricordano bene, il 10 marzo del 1946: per la prima volta le donne italiane poterono votare. Si cominciò con le amministrative, neanche tre mesi dopo fu la volta di un referendum cruciale per la nostra storia, monarchia o repubblica. Non solo votarono: da quel giorno di 70 anni fa, le donne cominciarono anche a essere elette. E oggi, dove sono arrivate le donne?
Oggi nel Parlamento italiano, sugli scranni che furono di Nilde Iotti e Lina Merlin (due delle 21 donne che furono elette all’Assemblea Costituente) le elette sono il 31,43% alla Camera e il 28,35% al Senato. La buona notizia è che sono più della media europea, a quota 25,6% nonostante il contributo virtuoso dei Paesi Scandinavi. Le cattive notizie invece sono due: la prima è evidente, ed è che le parlamentari italiane sono ancora parecchio meno degli uomini. La seconda, invece, è che meglio di noi fanno anche Paesi insospettabili. Come l’Etiopia, dove le donne in parlamento sono il 38,8% del totale. Come la Tanzania, 36,6%. O come il Salvador, 32,1%.
Dai dati raccolti dall’Inter-Parliamentary Union, che tengono conto di tutte le elezioni che si sono tenute nel 2015, risulta che in media, nel mondo, per ogni donna seduta in parlamento ci sono quattro uomini. Il record va a i Paesi Scandinavi (41%), la maglia nera alle isole del Pacifico australe (13,2%). Il 2015? Non è stato un grande anno: l’avazamento complessivo delle donne elette è stato dello 0,5%: di questo passo, nemmeno le nostre figlie potranno dire di aver raggiunto la parità.
Riuscirà a riequilibrare la bilancia il Ddl 56/2014, che all’Italia impone (nei comuni con più di 3mila abitanti) che nessuno dei due generi possa essere rappresentato nelle Giunte in misura inferiore al 40%? In Emilia-Romagna la consigliera regionale di parità Rosa Maria Amorevole si dice ottimista: nella sua regione le donne nelle Giunte comunali sono già il 38%. Consideriamo il caso emiliano di buon auspicio, come quelle 21 pioniere che 70 anni fa furono elette per scrivere la nostra costituzione.