Gli incentivi al part time agli uomini non discriminano le donne. Una precisazione d’obbligo per il programma di interventi a favore dell’occupazione femminile della provincia di Trento, che passa stavolta per agevolazioni ai papà, che li portino ad assumersi impegni diretti nella cura della famiglia. Ma in che cosa consistono e come funzionano?
In una dichiarazione congiunta i tre segretari provinciali – Franco Ianeselli per la Cgil, Lorenzo Pomini Cisl e Walter Alotti Uil – fanno chiarezza su un punto importante del nuovo documento di Politica del lavoro votato a Trento, approvato dalla Commissione provinciale per l’impiego (deliberazione n. 413 del 16.10.2015) e adottato dalla Giunta Provinciale il 2 novembre con decorrenza immediata dell’efficacia: non si tratta di discriminazione verso le donne. Il programma di interventi molto articolato prevede, infatti, uno specifico capitolo dedicato al sostegno all’occupazione femminile, come si legge fin dalle premesse.
Un passaggio necessario, “perché nonostante i segnali positivi registrati nel terzo trimestre di quest’anno, il numero di donne che lavorano in Trentino risulta ancora significativamente insoddisfacente rispetto ai Paesi più avanzanti in Europa”, spiega il sindacato. Come risolvere la situazione? Con agevolazioni riservate agli uomini, addirittura superiori rispetto a quelle previste per le donne: si tratta degli incentivi ai congedi parentali e di quelli per la diffusione del part time per motivi di cura. “Questi due interventi hanno una ragione specifica: riguardano infatti un impegno – quello della cura dei figli e della famiglia – che grava in maniera spesso sproporzionata sulla componente femminile e che indirettamente provoca profonde discriminazioni tra i generi dentro il mercato del lavoro e nell’accesso al sistema di welfare, a cominciare dalle pensioni”.
Nella pratica, per lavoratori alle dipendenze con contratto a tempo indeterminato e pieno che chiedono la trasformazione in un contratto part-time con monte ore compreso tra il 40 e il 70% dell’orario contrattuale per necessità di cura o di assistenza a specifiche categorie di persone (figli minori di 13 anni, parenti o conviventi con necessità di assistenza certificata) l’agevolazione prevista è di 2.500 + 2.500 (due anni) per i maschi, 1.500 + 1.500 per le femmine. Se invece si tratta di soggetti che vengono assunti con un contratto a tempo indeterminato e parziale (con orario compreso tra il 40 ed il 70% dell’orario contrattuale a tempo pieno) l’agevolazione maschile è di 4mila euro (sempre per due anni), quella femminile di 3mila euro.
Qualche dato: sul fronte del lavoro a tempo parziale, nel 2014 risultano occupate a part time 50mila persone in Trentino, pari al 21,5% degli occupati, e di queste 41.400 sono donne. Se si osservano i dati scomposti per genere emerge che il 40,8% delle donne occupate ha un contratto a part time, contro il 6,6% degli uomini con un impiego.
E poi c’è il fenomeno del part time “involontario”. Il 28esimo Rapporto sull’occupazione riporta che in Trentino, tra il 2008 e il 2012, le donne occupate part time perché non hanno trovato un’occupazione a tempo pieno sono passate dal 18,4 al 35,9 per cento.
Per Barbara Poggio, professoressa associata all’Università di Trento, “il fatto che il part time resti il principale strumento di conciliazione è indice di una generale tendenza ad appiattarsi su una visione tradizionale dei rapporti di genere nella società, basata sull’esistenza di diverse sfere di pertinenza per donne e uomini all’interno delle famiglie e del mercato del lavoro, senza porla realmente in discussione”.
Ecco perché non c’è quindi nessun intento discriminatorio nell’offrire un incentivo più alto alla diffusione del part time tra la componente maschile del mercato del lavoro, culturalmente restia a questo tipo di contratto: “Semmai – si legge nella nota del sindacato – si tratta di un meccanismo che vuole contribuire, seppur in minima parte, a riequilibrare una situazione ad oggi fortemente penalizzante per le donne”.
Funzionerà? Gli interventi previsti dal documento di politica del lavoro sono monitorati periodicamente e valutati da enti esterni, in modo che, al registrarsi di utilizzi impropri degli strumenti agevolativi, si possa provvedere. Se dovesse accadere che un numero abnorme di uomini richiede il part time, insomma, potrebbero tempestivamente essere modificate le previsioni del documento, “sebbene, temiamo, non sarà questo il caso”.