Due anni fa ho pubblicato un libro: “Donne di denari” edito da De Agostini. Quando mi venne proposto quel lavoro l’editore mi chiese di scrivere una sorta di manuale, un vademecum dedicato a quelle donne del tutto digiune di argomenti finanziari e completamente propense a delegare al marito o al compagno le scelte economiche della famiglia. Ovviamente partendo da un bel pregiudizio di fondo: quello di avere a che fare con una platea immensa di donne totalmente estranee a questi aspetti della loro vita. O, quantomeno, largamente disinteressate. Presupposto sbagliato. Cominciando ad indagare – senza avere osservatori statistici ufficiali cui attingere perché non esistono – ho dovuto raccogliere dati da ogni fonte possibile e, soprattutto, testimonianze dirette per argomentare al meglio su questo tema. Ho così scoperto di avere a fare, invece, con un mondo di persone tutt’altro che superficiali e distanti dalla dimensione finanziaria ma, al contrario, attente, interessate e attive protagoniste delle scelte economiche familiari. Animate però, al contempo, da un grande tatto nel manifestare il loro peso decisionale.
Promuovendo il libro, che sta curiosamente vivendo una seconda vita e un risveglio di interesse, ho incontrato molti gruppi di donne organizzate in associazioni attive in vari campi, dal lavoro alla finanza, dalla consulenza alla politica, e ho scoperto dell’altro. Ho studiato meglio la realtà a cui il libro si voleva rivolgere e ho potuto constatare che ci sono degli interessanti ‘sottogruppi’ femminili che si distinguono a seconda del grado di consapevolezza sulla propria propensione a fare scelte finanziarie di una certa importanza. Perchè non si tratta di avere conoscenze nozionistiche o della capacità di gestire le spese della quotidianità, ma di approcciare correttamente alle esigenze finanziarie di lungo termine.
Di cosa avrò bisogno quando avrò 60, 70 anni? Riuscirò a garantirmi un tenore di vita adeguato se mio marito non ci sarà più e la pensione non sarà sufficiente alla mia serenità? Ecco, onestamente, poste davanti a questi quesiti mi capita ancora molto spesso di incrociare sguardi da ‘doccia fredda’. In tutte – in via teorica – c’è un enorme interesse verso il concetto di emancipazione finanziaria personale. E molte discutono attivamente in casa sulle scelte migliori da fare. Ma altrettante, pur avendo una visione precisa delle proprie ‘debolezze finanziarie’, non fanno scelte operative destinate a cambiare il proprio status di “marito-dipendenti”. Come a dire: si, so che dovrei fare tante cose per me e la mia vecchiaia ma ….”.
Con la mia amica Roberta Rossi, un’ottima professionista della consulenza finanziaria indipendente, proviamo a portare questi argomenti a vari eventi (presto saremo al Trading On line Expo’ di Borsa Italiana, nella conferenza dal titolo “Lavoro, figli, patrimonio e matrimonio: come non sbagliare in Borsa e nella vita) e c’è un dato dal quale facciamo partire molte delle nostre conferenze: in Italia una donna su cinque non ha un conto corrente. Lo dice un’indagine recente condotta dal Museo del Risparmio di Torino. A noi sembra incredibile, mentre per molte donne è invece una vera ‘liberazione’ non doversi occupare di questi problemi. Salvo poi sbatterci la faccia in caso di emergenza: uno shock finanziario familiare, la perdita del compagno, una malattia. Pensiamo a cosa è successo lo scorso maggio, quando la Corte di Cassazione ha emesso quella che è stata ribattezzata la ‘Sentenza Grilli’: prendendo le mosse dal caso dell’ex ministro del Tesoro Vittorio Grili, che non voleva più pagare un assegno di mantenimento stratosferico alla ex moglie – la cui entità era stata stabilità in base al principio della conservazione del tenore di vita matrimoniale – la Consulta ha stabilito che il nuovo criterio di spettanza dell’assegno si baserà sull’«l’indipendenza o autosufficienza economica dell’ex coniuge che lo richiede». Quindi, d’ora in avanti, anche se il nostro ex coniuge si dovesse chiamare Paperon de Paperoni, dovremo dimostrare di essere totalmente impossibilitate a svolgere qualsiasi mansione lavorativa per avere un assegno molto generoso. Altrimenti sarà commisurato alle nostre competenze e qualifiche teoriche da proporre al mercato del lavoro. Insomma, stanno cambiando molte cose e molte donne non sono ancora pronte a questi scenari. Ecco perché, pur senza essere le ‘femministe’ del denaro – immagine che ci repelle – proviamo a caldeggiare un po’ di interesse in più verso l’universo finanziario nel quale viviamo. Perché la doccia fredda non ci rassoda le cosce: ci mette solo in crisi.