Intervistato qualche anno fa sul fenomeno in fortissima crescita degli interventi di chirurgia estetica, Giulio Basoccu, primario del Reparto di chirurgia plastica dell’ Istituto neuro-traumatologico italiano (INI) aveva fotografato la situazione, parlando di una fascia di donne, tra i 45 e i 55 anni, mogli e madri al giro di boa dell’età di mezzo che ricorrono alla chirurgia estetica come unico mezzo per tornare a piacersi e per essere ammirate di nuovo. Le aveva definite “donne invisibili”, ovvero donne che dopo essersi dedicate per anni alla famiglia, ai figli, al lavoro, senza avere testa o tempo per pensare a sé stesse, si ritrovano un giorno davanti allo specchio e si sentono invisibili: poco valorizzate, invecchiate, non più affascinanti. In loro la voglia di rinascere è così tanta, così come la fretta di vedere risultati, che “per uscire dal loro stato di trasparenza agli occhi del mondo cercano di recuperare un aspetto sexy e si rivolgono al chirurgo”, talvolta in maniera invasiva, e spesso con grandi sacrifici economici.
Questo ci fa riflettere perché tocca corde profonde della sensibilità personale, con un’autopercezione spesso distorta dal confronto quotidiano con i canoni estetici proposti da TV, giornali e moda. Molte donne cedono alla dinamica della chirurgia pensando che sia davvero quello a fare la differenza nella loro vita, a renderle felici di sé stesse per sempre. Sappiamo tutti che non è così, ma è pur vero che riuscire a cancellare segni di fatica, vecchiaia, darsi la possibilità di vedersi più fresche e riposate può dare un senso di libertà, rinnovamento, di voglia di ripartire.
Da questo punto di vista quindi, non andrebbero demonizzati gli interventi di medicina estetica che permettono tramite le nuove tecniche non invasive, di ripristinare la luminosità di un viso, di riportare ad una forma armoniosa alcune curve che si sono perse, di attenuare qualche cedimento. Ma il tutto si basa su tre fattori fondamentali. Innanzitutto l’etica del professionista che propone ed esegue gli interventi, poi la validità delle tecniche ed i prodotti utilizzati, ed infine l’aspettativa e l’intelligenza della paziente che non pretenda interventi eccessivi.
Con questo approccio il risultato potrà essere gradevole, efficace, gratificante, socialmente accettabile e nel lungo tempo sostenibile. Diversamente, e lo vediamo in giro molto spesso purtroppo, il risultato degli interventi non donerà mai, anzi tenderà sempre più ad appesantire i tratti, con effetti innaturali e grotteschi.
Ma prima di tutto serve capire che per essere belle – a qualsiasi età – non servono labbra gonfie o zigomi nuovi, ma avere uno stile che parli sempre bene di noi. Ed è proprio compito della consulenza d’immagine aiutare le persone a fare un bel reset del proprio stile e delle proprie aspettative, indicando loro gli strumenti per valorizzarsi autonomamente.
E’ il solo modo per affrontare l’evoluzione dell’età senza condizionamenti ma con scelte consapevoli che ci donano, che ci rendono uniche, che ci fanno apparire più giovani ma autentiche, che fanno bene alla nostra immagine ed alla nostra sicurezza, anche senza aiuti chirurgici. Solo questo approccio può darci una bellezza che non sfiorirà mai.