La preside di Parco Verde: non spegnete i riflettori su Caivano

Foto Ansa

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Da qualche giorno tutti sanno che l’inferno per qualcuno è già su questa terra, e di fronte al male assoluto, non c’è niente da dire. C’è da fare. A Caivano, Parco Verde, una manciata di chilometri a nord di Napoli, palazzoni costruiti negli anni 80 di cui ignoravamo l’esistenza fino a che i bambini hanno iniziato a cadere giùc’è una signora che fa. E che vorrebbe continuare a fare per i piccoli che restano.

Si chiama Eugenia Carfora, ha 56 anni, e da quasi dieci è la preside dell’Istituto Comprensivo “Papa Giovanni – Raffaele Viviani” che comprende le scuole medie di Parco Verde e il plesso di Pascarola, frazione di Caivano. E’, o sarebbe meglio dire era, la preside, perché l’Istituto sarà soppresso al 31 agosto 2016, formalmente per sottodimensionamento, come comunicato da Comune e Regione. In altri termini, le proiezioni numeriche dicono che il prossimo anno non raggiungerà i 600 alunni, soglia minima perché possa esistere, e quindi le scuole saranno accorpate ed aggregate ad altre. Eugenia Carfora rimarrà dirigente dell’istituto superiore Morano, sempre nel quartiere, dove è riuscita a far partire un percorso professionale di servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera, per favorire la continuità tra scuola e lavoro. “Ma io non mi arrendo, neanche stavolta” dice risoluta la preside in questa conversazione con Alley Oop.

carfora2Una laurea in Scienze dell’educazione, con indirizzo educatori professionali extrascolastici, esperta in educazione alla legalità, nel 2007 Eugenia Carfora, sposata e con due figli, vince un concorso da dirigente e decide di andare proprio lì, in quel quartiere di Caivano che o fa paura, o non interessa a nessuno, o è interesse di qualcuno far rimanere com’è. “Ho trovato una scuola in condizioni indicibili, buchi nei muri e armi sugli alberi, con un risanamento in corso da marzo 2005 e un investimento, sulla carta, di 600mila euro. Ma è solo la progettazione con i fondi europei che ha consentito di rendere l’istituto una vera e propria scuola”. Si arriva a costruire 14 laboratori scientifici, informatici, linguistici, multisensoriali, lettura, sale conferenze e sale teatro. “Nel 2009, grazie all’interessamento del ministero, ottengo il tempo pieno nella scuola primaria e il tempo prolungato nella scuola secondaria di primo grado. Ma nelle medie del Parco Verde la dispersione scolastica è pari al 50 per cento e il personale cambia continuamente”.

caivano2Lì le classi sono cinque, con una media di 90 ragazzi. Eugenia Carfora comincia ad andare di casa in casa per portare i ragazzini a scuola. “Mi sono attrezzata anche di megafono per dare la sveglia la mattina“. Se qualcuno manca più di qualche giorno, la preside non si ferma alla segnalazione agli assistenti sociali, ma scrive ai Carabinieri, al Comando dei Vigili, alla Procura dei minorenni, al Procuratore della Repubblica. “E questo non piace a tutti perché potenzialmente sottrae manovalanza al crimine organizzato. Nel 2012 resto da sola, senza insegnanti, per 45 giorni, ma vado avanti”. La storia di Eugenia Carfora nella scuola di Parco Verde racconta di giornate passate con i ragazzi, i docenti e il personale della scuola per ripulire le aule e di denunce e carteggi con le istituzioni, comune, provincia, regione, ministero della pubblica istruzione, per opporsi con tutte le sue forze a un dimensionamento che per lei distruggerebbe il percorso costruito fino a qui, e che altri invece vedono come l’unica soluzione possibile per un rilancio delle scuole. “L’aria di Parco Verde va respirata, il silenzio va rotto con interventi forti e capaci di dare speranza concreta, servono progetti sistematici e a lungo termine“, dice.

A chi vive lontano da lì, o  di questo si illude, chiede almeno di tenere accesi i riflettori. E anche se distanti per geografia, noi ci proviamo.