E’ inutile che stiamo a misurare la differenza. Le donne guadagnano il 7, il 12 o il 20% in meno degli uomini? In realtà non importa proprio. Andiamo ai fatti nudi e crudi: a parità di istruzione, competenze e mansioni le donne hanno una busta paga più leggera dei propri colleghi. Colpa delle aziende, dei manager, del sistema? In realtà bisogna risalire molto più indietro. Tutto parte dall’infanzia. E i genitori hanno le loro responsabilità a questo riguardo.
Non facciamone una questione filosofica e stiamo ai numeri. In Italia il 25,6% dei bambini e dei ragazzi tra 6 e 17 anni riceve regolarmente la paghetta dai genitori, il 36,9% riceve a volte un regalo o un premio, secondo i dati Istat. Che c’è di strano? I bambini ricevono denaro più regolarmente delle bambine. Il 27,8% dei primi riceve, infatti, la paghetta settimanale a fronte del 23,3% delle seconde. Le differenze di genere, peraltro, aumentano con l’aumentare dell’età: sono nulle tra i 6-13, ma tra i 14 e i 17 anni i ragazzi che ricevono regolarmente la paghetta sono il 53,2% mentre tra le ragazze della stessa età la quota scende al 42,1%. Non solo. La vera differenziazione di genere sta nella continuità con cui i ragazzi hanno a disposizione il denaro: mentre per le ragazze il denaro è un regalo o un premio per i ragazzi è un flusso più continuo. La quota di ragazze tra i 14 e i 17 anni che riceve a volte un premio in denaro al posto della paghetta è, infatti, molto superiore a quella dei ragazzi (il 36,2% contro il 27,5%).
Cosa c’entra con la differenza salariale sul posto di lavoro? Se un bambino riceve regolarmente la paghetta impara a gestire i soldi e a risparmiare per acquistare qualcosa. Le ragazze, molto più spesso, si vedono regalato l’oggetto del desiderio e non devono risparmiare per acquistarlo. In questo modo non imparano la gestione del denaro. C’è chi obietta: a casa mia è mia moglie che gestisce il portafoglio! In realtà le donne decidono l’80% delle spese familiare, ma di rado si occupano della gestione dei risparmi e degli investimenti di famiglia. Tanto che se si chiede loro quale polizza assicurativa hanno o dove sono allocati i risparmi, spesso non sanno rispondere.
La differenza di genere nell’infanzia e nell’adolescenza non finisce qui. Altre ricerche dimostrano come ai bambini che aiutano nei lavori di casa (apparecchiando, lavando l’auto, portando fuori la spazzatura) più spesso viene riconosciuto un pagamento. Alle bambine che aiutano in casa, no. In questo modo si passa il messaggio che il lavoro femminile è dovuto e gratuito e che quello maschile è invece retribuito. Inoltre non si abituano le bambine a dare un valore monetario alle loro fatiche.
I riflessi di abitudini familiari si riverberano poi nell’ambito lavorativo quando quelle bambine crescono. Facciamo un’ipotesi: prendiamo due laureati al primo impiego (quando riescono a trovarlo). Se viene offerto loro un salario lordo di 30mila euro, la donna generalmente lo accetta, arriva a casa felice del contratto e offre anche una cena a parenti e amici. L’uomo, in genere, tratta mettendo sul tavolo la propria preparazione e le proprie competenze e ottiene, poniamo, un salario base di 35mila euro (perché molto spesso un margine di trattativa c’è). La differenza iniziale fra i due stipendi, di 5 mila euro, in assenza di promozioni o aumenti specifici è comunque destinata a crescere con il tempo, poniamo per entrambi ad un tasso del 3% annuo. Questo vuol dire che alla fine della carriera, dopo 35 anni di lavoro, il gap fra le due remunerazioni sarà salito da 5mila euro dell’inizio a oltre 14mila euro. Tutto sommato, una cifra lorda che non fa impressione. Ma la vera differenza è quanto l’uomo ha guadagnato di più della donna nel tempo: se si sommano anno per anno le differenze di salario, infatti, nel caso del nostro esempio, si arriva a una somma di 316mila euro. Una divario non da poco! Equivale alla possibilità o meno di comprarsi una casa.
Quando decidiamo di dare un euro ai nostri figli se ci aiutano a sistemare la spesa oppure quando decidiamo di riconoscere loro una paghetta mensile, dovremmo avere ben chiaro l’effetto che questo avrà sulla sua vita. Forse allora smetteremo di parlare di differenza salariale e equal pay day e andremo finalmente oltre.