Sono nata a Milano, ma vivo e lavoro vicino a Barcellona, in un paesino sul mare, dove ho finito per mettere radici quasi senza accorgermene, lentamente e un po’ per caso. Sono traduttrice e scrittrice (Le regole del tè e dell’amore), ho un blog (Rosapercaso) due figli un cane un compagno e una montagna di sensi di colpa a tenermi compagnia, e più che sfaccettata, come vorrebbe Alley Oop, ogni tanto mi sento spezzettata. Mi hanno detto che ci vuole un cuore grande, per continuare a volersi bene da un paese all’altro. E un gran senso d’orientamento e dell’umorismo, aggiungerei, quando avresti voglia di tornare a casa e non sai più quale sia. Io so soltanto che da quando vivo sul mare mi sembra tutto possibile e passeggero. E va bene così.
Si replica. L’anno scorso allo sciopero femminista dell’8 marzo aderirono circa 70 Paesi, Italia compresa. In Spagna ebbe più che altro una valenza simbolica: le donne si fermarono per un’ora o per mezz’ora, a seconda della comunità. E rimasero con il sapore sulle labbra.
Così sin dal mese di aprile dello scorso anno iniziarono a organizzarsi in vista del 2018, con riunioni sparse sul territorio ogni 8 del mese, per decidere come mobilitarsi e fare le cose in grande. Uno sciopero di ventiquattro ore che coinvolga ogni settore del lavoro femminile, compreso quello domestico e le studentesse. “Huelga laboral, de...