Discriminazioni di genere, avances indesiderate e molestie verbali e sessuali all’interno di un contesto che ha il compito di formare giovani professionisti e professioniste: le scuole di giornalismo. È il quadro che emerge dall’inchiesta condotta da Irpimedia, periodico indipendente di giornalismo d’inchiesta, che ha portato alla luce decine e decine di testimonianze relative agli ultimi 10 anni di corsi nei Master riconosciuti dall’Ordine dei giornalisti. «Siamo partite da tre segnalazioni che ci sono arrivate di molestie e discriminazioni di genere da parte di alcune studentesse in alcune delle principali scuole di giornalismo in Italia», raccontano ad Alley Oop le autrici dell’articolo, Francesca Candioli, Roberta Cavaglià e Stefania Prandi.
«Da lì, abbiamo deciso di approfondire per capire se si trattasse di casi isolati o se ci fosse un problema più generale». E testimonianza dopo testimonianza le giornaliste hanno «scoperchiato un vaso di Pandora», come lo hanno definito. «Su 239 persone intervistate, la metà aveva subito, assistito o saputo con certezza di casi di molestie sessuali, discriminazioni di genere, stalking e tentata violenza sessuale nelle scuole di giornalismo e negli stage ad esse collegati».
Verso l’inchiesta
Il percorso che ha portato alla realizzazione dell’inchiesta non è stato semplice: «abbiamo incontrato diversi casi di ragazze o ragazzi che hanno preferito non raccontare quanto successo perché ci sono ancora diversi fattori che inducono chi subisce molestie a non esporsi», confessano le giornaliste, specificando che «non è stato facile per le nostre fonti, che fanno le giornaliste o i giornalisti, aprirsi di fronte ad un altro collega che non conoscevano».
«Chi subisce molestie sessuali nella maggior parte dei casi tende a mantenere il silenzio per diversi motivi: scarsa consapevolezza della gravità dell’offesa, senso di vergogna e timore di ritorsioni sul lungo periodo», spiegano. E questi fattori, se possibile, si moltiplicano all’interno di un settore chiuso come quello del giornalismo italiano: «le nostre fonti hanno provato sensi di colpa. Hanno avuto paura delle conseguenze di una loro eventuale denuncia. Hanno pensato che non sarebbero state credute. Alcune hanno normalizzato la situazione perché si crede, come alcune hanno spiegato, che ‘il mondo funzioni così’».
Scavare nel profondo
Un lavoro lungo, che ha coinvolto giornalisti, giornaliste ma anche le stesse scuole e gli altri enti che in qualche modo, con diversi livelli di responsabilità, sono coinvolti nel sistema della formazione giornalistica dei Master. «Quest’ultima fase è stata fondamentale – spiegano ancora le autrici dell’inchiesta – per evitare di polarizzare le opinioni di chi legge. Sentire tutte le campane per riportare le diverse posizioni su questioni delicate è necessario per offrire una corretta informazione».
Sebbene tutti i casi di molestie e discriminazioni di genere raccolti riguardino il genere femminile, c’è stata anche una cospicua partecipazione da parte degli uomini che «hanno confermato diversi casi di molestie sessuali a cui hanno assistito o che hanno saputo con certezza». Nessun caso di molestia su studenti maschi è emerso anche se le autrici specificano come «secondo le principali ricerche sul tema, ad essere molestate nella loro vita almeno una volta sono soprattutto le donne, ma questo non significa che non possa accadere anche agli uomini, e quindi anche ai praticanti o ai giornalisti».
Indignazione e domande
L’inchiesta ha da subito suscitato un grande interesse da parte di colleghi e colleghe giornalisti ma non solo. «Subito dopo la pubblicazione, il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli, ha convocato una riunione con i direttori delle dieci scuole di giornalismo, di cui parliamo nel pezzo. Durante questo incontro è stata ribadita la necessità di intensificare la vigilanza e promuovere ogni iniziativa utile a prevenire e reprimere episodi di questo genere». È stato poi sottolineato che «qualora dovessero emergere nuovi casi nelle scuole, dovrà esserne data immediata comunicazione all’Ordine nazionale».
Il comitato esecutivo del Consiglio nazionale dell’Ordine ha poi approvato il nuovo Codice etico e di comportamento delle scuole di giornalismo, che è diventato parte integrante delle convenzioni con i Master. «Le persone vittime di molestia – si legge nella nota di presentazione del documento – hanno a disposizione un canale di segnalazione anonimo, istituito presso la stessa scuola». Inoltre, in ogni corso si terranno due ore di formazione sulla tematica delle molestie per le studentesse e gli studenti. Questo sistema, secondo Candioli, Caviglia e Prandi, in parte supplisce alla mancanza, emersa durante l’inchiesta, di un «apparato efficace in grado di raccogliere eventuali» denunce, come quello già presente nelle università. «Apprezziamo lo sforzo e come dalla nostra inchiesta sia nato un documento – spiegano le giornaliste di Irpimedia – ma rimangono ancora degli aspetti da chiarire».
Fare di più
«Per sentirsi sicure nel denunciare situazioni delicate servono ambienti protetti e persone con una formazione specifica, ma non direttamente collegati al mondo del giornalismo, che come detto è un settore chiuso e anche piccolo, dove è difficile mantenere un vero e proprio anonimato», affermano le autrici dell’inchiesta. «Detto ciò, noi siamo giornaliste, a noi spetta fare le domande, poi mi auguro che sia la società stessa a trovare le risposte più adeguate», hanno detto, specificando che un’idea potrebbe essere quella di «una figura o più figure, che non siano giornalisti o docenti, ma che abbiano esperienza in fatto di molestie e conoscano il mondo della comunicazione, che si pongano in ascoltano e poi riferiscano direttamente ai vertici universitari e all’Ordine nazionale dei giornalisti»
Nessuna tolleranza
Interpellato sulla questione da Ally Oop, il presidente Carlo Bartoli ha sottolineato nuovamente che l’Ordine dei giornalisti «non tollera molestie di alcun tipo né di carattere morale, né sessuale e nessuna forma di discriminazione di alcun genere. Su questi fatti non è ammessa alcuna ambiguità». Ha inoltre ribadito «che, nelle scuole, non vi possono essere rapporti personali tra corpo docente e studenti, viene attivato un canale di segnalazione anonimo, istituito presso la stessa scuola. Questa – ha spiegato – a sua volta ha il dovere di comunicare tempestivamente al Consiglio nazionale dell’Ordine la segnalazione ricevuta, pena la risoluzione della convenzione biennale».
«Segnalo, infine, che è stato da poco varato anche il nuovo Codice Deontologico, più snello ed agile, che vuole essere non solo una bussola per i giornalisti per operare sempre con un linguaggio corretto e appropriato su ogni piattaforma (IA compresa), ma anche uno strumento per tutti i cittadini che hanno diritto ad una informazione seria e verificata», ha concluso.
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