“C’è un dottore a bordo?”. Succede sempre nei film, qualche volta anche nella vita reale. Dieci giorni fa è successo su un volo Delta: un uomo perde i sensi e le hostess cercano un medico fra i passeggeri. Tamika Cross alza la mano e si avvia verso il paziente. La hostess la ferma: “Oh grazie dolcezza, ma abbiamo bisogno di un vero dottore o di un’infermiera. Non abbiamo tempo di parlare con te ora”. E di fronte all’insistenza di Tamika, l’hostess le chiede di vedere un documento di riconoscimento e le fa una sfilza di domande. Perché l’hostess ha fatto così fatica a credere a Tamika? Perché si è trovata di fronte a una giovane donna di colore. Qualche minuto dopo, infatti, si è presentato un uomo bianco più vecchio e senza alcuna esitazione è stato accolto come dottore solo in base alla sua parola, come ha raccontato Tamika su Facebook. L’uomo bianco di una certa età aveva l’aspetto che un dottore ha nell’immaginario collettivo, evidentemente.
D’altra parte nella storia americana ci sono illustri precedenti. Mellody Hobson, presidente di Ariel Investments e presidente del consiglio di amministrazione di DreamWorks Animation, qualche hanno fa organizzò un pranzo con la stampa in supporto di Harold Ford, aspirante senatore. Quando si presentarono alla reception dicendo di essere lì per il pranzo con la stampa, fu chiesto loro dove fossero le divise. Entrambi di colore furono scambiati per camerieri.
Ancora più assurdo ciò che succede a Jeremy Lin, giocatore dell’Nba e guardia dei Charlotte Hornets. La scorsa primavera raccontava che ogni volta che entra in un’arena le hostess gli chiedono il pass. Perché in fondo è ancora così improbabile negli States che un asiatico sia un campione di basket!
Per non parlare poi delle polemiche che ha sollevato solo qualche tempo fa una pubblicità di una società alla ricerca di ingegneri. La testimonial scelta è una giovane e sul web la società è stata accusata di usare una modella. In realtà Isis Wenger è davvero un’ingegnere e così sui social si è scatenata la campagna #ilooklikeanengineer, con foto di donne ingegnere. Stessa cosa è successa dopo il caso di Tamika: #ilooklikeadoctor.
Ma è solo un problema americano? I primi anni da giornalista finanziaria in occasione di incontri delle società quotate con gli analisti o alle assemblee indossavo tailleur scuri per darmi un tono e sentirmi in consonanza con l’ambiente. Diverse volte è capitato che mi chiedessero dov’era il guardaroba o dove ritirare il pass, scambiandomi per una hostess. Allo stesso modo una importante avvocata di uno studio internazionale mi ha raccontato che spesso quando incontra nuovi clienti si rivolgono al collega uomo che la accompagna, anche se lei è partner dello studio e lui solo uno del suo team. Mentre, invece, la dentista polacca, che ha in cura tutti i bambini di un paese in provincia di Milano, viene puntualmente trattata come una badante. Viviamo di stereotipi. Tutti, nessuno escluso. Forse iniziare a esserne consapevoli è il primo passo per andare oltre.
E voi siete mai stati vittime di stereotipi? Raccontatecelo all’indirizzo alleyoop@ilsole24ore.com