La Bit di Milano rende omaggio al turismo Lgbt+

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Lo sapevate che all’Oktoberfest, ogni anno, una domenica è dedicata alla Gay Sunday? Che in Austria il 25 di gennaio si è appena svolta la 23esima edizione del Rainbow Ball, il ballo arcobaleno? O che in Irlanda, all’inizio dell’autunno, si tiene The Outing Festival? Non si tratta solo di Pride, ma di eventi tra loro molto diversi per tipologia, contenuti e dimensione. Accanto ai festival artistico-culturali legati al cinema e al teatro ci sono le iniziative sportive, i concorsi di bellezza. Ci sono destinazioni turistiche che fanno a gara, per attirare il turismo LGBT+. E anche l’edizione 2020 della BIT, la fiera internazionale del turismo che Milano ospiterà dal 9 all’11 di febbraio, ha scelto di dedicare a questo gruppo di viaggiatori una attenzione particolare. Sarà perché Milano a maggio sarà la sede della 37esima convention annuale dell’Igta, l’International Gay & Lesbian Travel Association, ma alla Bit quest’anno uno dei convegni i punta sarà proprio “Fluo is OUT. I trend reali del turismo LGBTQ+”.

II turismo LGBT è divenuto negli ultimi anni un segmento sempre più economicamente interessante sia per le destinazioni che per gli operatori del settore. Secondo le diverse fonti, il suo valore economico viene stimato a livello mondiale tra i 195 i 211 miliardi di dollari l’anno. In particolare l’indagine LGBT2030, condotta nel 2016 da Out Now sulle spese in viaggi di un campione di 130 mila persone LGBT residenti in 18 Paesi, rivela che la spesa è aumentata rispetto ai 3 anni precedenti in quasi tutti i Paesi considerati e soprattutto in India (+5,7%), Colombia (+4,7%) e Turchia (+3,4%). Le spese in viaggi realizzate da residenti LGBT dei tre mercati principali (vale a dire Stati Uniti, Brasile e Giappone) rappresentano oltre la metà della quota di mercato mondiale.

Così come i tour operator, anche i portali ufficiali di promozione turistica hanno imparato ad avere delle sezioni apposite con i suggerimenti per la comunità LGBT. Chi sono i più sensibili? Una ricerca dell’Università Bocconi di Milano, in occasione della Bit, ha misurato quelli dei 28 Paesi dell’Unione europea. E ha scoperto che solo 16 (55%) hanno una sezione o una pagina dedicata ai viaggiatori LGBT. Dei 13 portali (45%) che non dispongono di sezioni specifiche, in 5 non è presente alcun cenno ai viaggiatori LGBT, mentre in 8 è possibile trovare qualche riferimento facendo una ricerca per parola chiave nel motore interno al portale. L’Italia? Naturalmente, è tra le maglie nere, cioè tra i Paesi che non fanno alcun riferimento specifico, accanto a Bulgaria, Cipro, Croazia e Romania. Mentre presentano almeno riferimenti per parole chiave Belgio (Fiandre), Estonia, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Repubblica Ceca.

Nei Paesi dove gli enti per la promozione turistica hanno sezioni specifiche del sito dedicate ai viaggiatori LGBT, frai temi affrontati con maggiore frequenza ne spiccano due, gli eventi e i locali della vita notturna. Seguono le segnalazioni enogastronomiche: sono poco più di 300 i locali suggeriti nei portali presi in considerazione, equamente divisi fra bar, cafè e ristoranti da una parte e club, discoteche e serate a tema dall’altra. Colpisce, invece, come -nonostante le recenti evoluzioni normative sul tema dei matrimoni e delle unioni civili- solo due portali si presentino come possibili mete per lune di miele o luoghi dove celebrare matrimoni. Allo stesso modo, salvo sporadici riferimenti, il target delle famiglie LGBT sembra al momento abbastanza trascurato.