Chiamateli come volete: avversari, oppositori, concorrenti, detrattori. Tutti questi sono nemici, piaccia o no. La cosa buffa è che in un’epoca di tanta rabbia sia inammissibile dare il giusto nome alle cose. Così i nemici diventano gufi – solo per faren un esempio – così a dire che non sono neanche degni di confronto, sono semplici jettatori.
Eppure di nemici siamo pieni e circondati, a volte sono persone, a volte istituzioni, altre ancora il Fato, sempre baro. La nostra rabbia si sfoga su chi ci limita, su chi si oppone a noi, su chi ci comanda, su chi pretende di farlo, su chi ci fa soffrire, volendo oppure no. I nostri carnefici – veri o presunti – sono i nostri nemici.
A tutti auguro di passare un anno nei panni dei nostri nemici. Nella vita di chi lavora male e ruba lo stipendio, nei panni di quelli che fanno carriera e non lo meritano, nei panni dei fannulloni e assenteisti, nei panni dei finti invalidi, nei panni di chi non capisce niente, nei panni di chi ruba il parcheggio o ruba nei supermercati, nei panni dei nostri ex amori, in quelli dei padri o madri dei nostri figli, anche.
Auguro a tutti noi un anno passato nella vita di chi non ci piace, di chi ci ha fatto soffrire. Un anno intero a non piacersi. A non avere abbastanza, ad avere molto, ma solo di ciò che non si desidera.
Un anno che ci porti a riscoprire una parola antica, compassione. Quella compassione che si diceva essere la massima regola di vita per l’intera umanità.
Comprendere la sofferenza, la propria e quella altrui. Nella sofferenza capirsi simili, conoscersi come carnefici, prima che vittime, come portatori di dolore per gli altri, purtroppo e nonostante tutto.
Auguro un anno così, in cattivi panni.